La panchina
Coppie male assortite che ballano il tango
Quando le immagini del mondo si deteriorano, fanno falò, s’infilano negli occhi come saette dolorose, diventando mine che mirano alla cecità e all’immobilità funebre della morte, il signor Acciuga cerca riparo come può e a volte gli capita per virtù d’improvvisa casualità di trovare una panchina simile a una scialuppa di salvataggio
Quando le immagini del mondo si deteriorano, fanno falò, s’infilano negli occhi come saette dolorose, diventando mine che mirano alla cecità e all’immobilità funebre della morte, il signor Acciuga cerca riparo come può e a volte gli capita per virtù d’improvvisa casualità di trovare una panchina simile a una scialuppa di salvataggio.
Una panchina che a ben guardarla assume questa volta la forma di un palchetto a mezz’aria, che gli consente di osservare con attenzione i movimenti che si svolgono sotto.
Si diceva del caso; e il caso l’ha portato a scendere delle scale e a trovarsi in un emiciclo liberty che dev’esser stato un teatro e che nel tempo si dev’essere trasformato in altro seguendo gli alti e i bassi della città che gli sta sopra, che a sua volta prende la forma di una estesa e curva galleria fatta come si facevano una volta le stazioni.
Una signorina gentile ben scollata lo ha condotto al suo palchettino in velluto rosso e gli ha detto con gli occhi: usa gli occhi per medicare lo sguardo; segui le andature e le volute dei balli e quietati.
L’emiciclo liberty, soprattutto la sua cupola fatta di colori pastello e le figure in gesso dondolanti nell’aria, è come se sovraintedessero a un rito che certo viene dal passato ma che vorrebbe farsi spazio in un presente tentennante e sbalestrato.
Si tratta del rito di ballare in coppia il tango, di volteggiare insieme alle altre coppie sull’impiantito che riproduce i colori della cupola e soprattutto di dimenticarsi di se stessi.
Il signor Acciuga guarda le coppie; gli sembra che a volte siano male assortite; nota che gli uomini arrancano dietro alle donne, cosa che il tango non prevederebbe; allora dal dettaglio allarga la visuale sul generale; e finalmente trova un ritmo del guardare che gli permette di usare gli occhi al ritmo del tango.
La musica arriva a folate, gira tra gli archi, si sospende nell’aria, cala nelle orecchie dei danzatori, suggerisce movimenti che hanno sempre un ché di lascivo, torna indietro verso il silenzio rintanandosi negli angoli, negli spogliatoi, dove altri ballerini stanno cambiandosi d’abito e presto prenderanno il posto di quelli che Acciuga sta osservando.
Le donne hanno ai piedi scarpe con tacchi alti; i loro vestiti sono fluidi, setosi, con spacchi e scollature che mettono Eros sull’attenti; la loro pelle è luccicante di sudore; qualche perlina scende tra i seni.
Gli uomini portano pantaloni scuri e gilet che mettono in rilievo il collo di camicie sgargianti; hanno spesso i capelli tirati indietro, ma senza l’immancabile brillantina di un tempo; sono magri quanto basta, flessuosi finché possono e arrancano dietro alle loro compagne, ben più leste di loro, in un ribaltamento dei rapporti che segnala quel che è avvenuto nel tempo che batte lassù, in città.
Lassù, in città, flussi di persone migrano da un luogo all’altro, come se fossero preda di una sonnolenza che sembra veglia e che li trasporta come un fiume trasporta i detriti verso il largo del mare.
Quaggiù, nell’emiciclo liberty, il signor Acciuga si smemora quel che può osservando ballerini alle prese con il tango; ballerini in erba che seguono la musica come se dovessero apprendere un codice diverso, come se ritmo e melodia gli dicessero che è necessario imparare a ballare come s’impara a stare al mondo con decenza.
In un’interruzione delle danze collettive, quando la pista è vuota e silenziosa, il palchetto sul quale è assiso il signor Acciuga scende lentamente verso terra.
La ragazza scollata che lo ha accolto all’ingresso lo aspetta; lui, lasciando la timidezza in un angolo, muove le sue pinne verso di lei.
La ragazza fa un cenno all’uomo dei suoni e parte una musica a volute lente, con improvvisi ritorni indietro e spinte laterali che vanno seguite con attenzione e sensualità.
Il signor Acciuga e la ragazza ballano guardandosi negli occhi; si scrutano con intensità; si allacciano e si slacciano; i fiati di entrambi fanno piccoli vortici nell’incontro; le mani sono salde nelle mani quegli attimi in cui è necessario, poi volteggiano nell’aria.
La musica li conduce nel chissàdove; i loro corpi vanno.