UN MANIFESTO SOCIALE DENUNCIA E SUGGERISCE

Un'epidemia di fratture da fragilità ossea

Nicola Simonetti

Fratture da fragilità ossea, una vera emergenza sanitaria. Esse, In Italia, colpiscono 3,2 milioni di donne e 0,8 milioni di uomini over 50 ed assorbono, per costi sanitari, 9,4 miliardi di euro l’anno, con tendenza all’aumento (nel 2030, diverranno quasi 12 miliardi) L’International Osteoporosis Foundation dichiara: 4 milioni di over 50 sono colpiti da osteoporosi e si stima che, nel solo 2017, si siano verificate in Italia 560.000 casi di fratture da fragilità (senza contare le numerose fratture vertebrali che solo in piccola parte vengono diagnosticate o registrate) la cui incidenza, nei prossimi 10 anni, aumenterà del 22,4 per cento.

Si tratta di una condizione causa di disabilità complessa, con un impatto enorme sulla qualità della vita e gravi limitazioni funzionali, che aumenta di molto il rischio di mortalità. Su iniziativa della rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief, 6 società medico-scientifiche e 15 associazioni di pazienti hanno dato vita a FRAME, un’alleanza finalizzata al coinvolgimento della classe politica e delle istituzioni, affinché adottino scelte di politica sanitaria e adeguate iniziative che consentano, attraverso nuovi modelli gestionali, di prevenire e contrastare efficacemente le fratture da fragilità. Un’alleanza che ha anche prodotto un Manifesto Sociale - presentato oggi alla sala Nassirya del Senato della Repubblica - nel quale sono state raccolte le istanze di tipo sanitario e le proposte organizzative che pazienti e società medico scientifiche sollecitano con urgenza. Un paziente che abbia subito una frattura da fragilità, rischia di subirne una seconda entro 2 anni (cinque volte superiore agli atri).

Vengono denunciati alcuni fattori fondamentali: mancanza di dati certi, assenza di linee guida aggiornate, specie per quanto riguarda la prevenzione e di modelli organizzativi per la gestione e la presa in carico dei pazienti sul territorio. Ad aggravare la situazione si aggiunge l’importante aumento della popolazione anziana e il fatto che la fragilità ossea è spesso concomitante con alcune patologie croniche o indotta da trattamenti farmacologici che possono determinarla, complicando ulteriormente il quadro clinico che coinvolge così diversi ambiti specialistici. Una condizione patologica per la quale urge un protocollo diagnostico- terapeutico-assistenziale per la gestione delle persone a rischio fratture che, oggi, devono confrontarsi con una inaccettabile complessità di regole per l’accesso alle terapie.

“La percentuale delle morti conseguenti alle fratture da fragilità è assolutamente sovrapponibile alle morti da infarto - ha dichiarato il Prof. Francesco Falez, Presidente della Società Italiana di ortopedia e Traumatologia - osservo che di prevenzione dell’infarto si parla spesso a livello istituzionale mentre, della necessità di fare prevenzione per le fratture da fragilità, non si parla affatto”. “Se non si provvede subito – dice la prof. Maria Luisa Brandi, ordinario in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, all’Università degli Studi di Firenze e Presidente FIRMO (Fondazione Italiana Ricerca Malattie dell'Osso) - per l’Italia ci sarà un conto assai salato: ci aspettiamo che nel 2030 si fratturino i numerosi bambini che sono nati a cavallo degli Anni ’50-’60 perché, tendenzialmente, anche loro entreranno nell’età critica. Una situazione che creerà enormi problemi a livello di costi per la riabilitazione, per le protesi e per le case di riposo per gli anziani. Dobbiamo agire, anche perché abbiamo farmaci che in quest’area prevengono con successo le fratture fino al 70 per cento”.

Pubblicato un “Manifesto” Sociale in cui clinici e pazienti, oltre a porre in evidenza la la pandemia delle fratture da fragilità, hanno declinato in 5 punti le azioni indifferibili: riconoscerne la priorità, definirne le dimensioni, organizzare modelli di presa in carico, aggiornare le linee guida, aggiornare e semplificare i criteri per l’accesso ai trattamenti farmacologici e monitorare gli outcome: la ricetta (urgente) di clinici e pazienti per far fronte all’emergenza osteoporosi. “Io sono un convinto sostenitore della collaborazione tra le associazioni di pazienti per quelle che sono esigenze che io definisco transpatologiche - ha sottolineato Salvo Leone, presidente di EFCCA (European Federation of Crohn’s & Ulcerative Colitis Association) e portavoce delle associazioni pazienti che hanno aderito all’alleanza FRAME ® - mi fa piacere pensare che ci sia la possibilità di riunire attorno ad un tavolo tutte le organizzazioni che hanno interesse per quanto riguarda la fragilità ossea e quindi sviluppare insieme dei progetti concreti mirati alla soluzione di gravi problemi sanitari”. Registrati appelli dei pazienti e della comunità scientifica, considerazioni della Senatrice Maria Rizzotti e dell’On.le Rossana Boldi

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