Diario di classe
Cari studenti, il 25 è la giornata di tutti
Anche queste settimane sono passate con sottofondo di violenze e barbarie alle quali sembriamo quasi del tutto assuefatti
Anche queste settimane sono passate con sottofondo di violenze e barbarie alle quali sembriamo quasi del tutto assuefatti.
Difficile predicare il valore della non violenza ai nostri ragazzi mentre gli stiamo insegnando che esistono guerre giuste in cui tutto è lecito.
Un tuffo nella storia del passato al tempo delle sanguinose guerre sante.
Fate quel che dico e non ciò che faccio, è un motto anche oggi del tutto pertinente al nostro modus operandi.
Nel frattempo anche quest’anno e anche qui da noi compileremo il nostro bollettino di guerra per fare il conto delle vittime di femminicidio, a pochi giorni dal 25 Novembre: Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Quest’anno l’elenco riporterà 100 nomi, della quale converrebbe preservare storia e memoria: Giulia Tramontano, Teresa Spanò, Anna Elisa Fontana, Teresa Di Tondo, sono solo alcune delle donne che qualche adulto intelligente ha ancora il coraggio di bollare come vittime per troppo amore, quando invece l’amore non c’entra niente.
Ieri mentre parlavo in classe con gli studenti della gita scolastica in programma, una ragazza ha alzato la mano: - Prof. non parteciperò alla gita, il mio fidanzato non sarebbe d’accordo!.-
Io, fingendo una sorta di ingenua incredulità le ho chiesto di argomentare le ragioni.
Ma lo so, le ragioni sono sempre le stesse.
Il possesso, la gelosia, il controllo è ancora vista da alcune donne, giovani e adulte, come una dimostrazione tangibile dell’amore.
Non ho potuto fare a meno di intraprendere il mio solito comizietto, come l’avrebbe definito qualche maschietto, accorgendomi - mio malgrado- che non sarà sufficiente a farle cambiare punto di vista.
È un fatto culturale, ciò è quanto ci ripetiamo da anni, senza però evidentemente aver ben compreso chi dovrebbe occuparsene.
La scuola ci prova, ma sarà altrettanto fondamentale ciò che accade in famiglia: come il papà si rivolge alla mamma e aggiungo come la mamma accetta di essere trattata.
I figli ne comprenderanno la misura, conosceranno il limite e sarà per loro la lezione alla quale attingere.
Ciò nonostante ci comportiamo come se fossimo del tutto inconsapevoli.
Allora accontentiamoci di indossare le scarpette rosse il 25 Novembre, come ogni anno, di assistere alle tante manifestazioni e occasioni di riflessione, di tingere di rosso le panchine delle nostre città, di partecipare ad un dibattito con l’onestà e la consapevolezza che anche quest’anno, non sarà abbastanza.
Ciò che serve è l’esempio.
L’esempio è Artemisia Gentileschi, la pittora che decise di denunciare il suo violentatore, nonché maestro di disegno Agostino Tassi, in un lontanissimo 1611, nella Roma della Controriforma, sfidando i benpensanti, la Chiesa e la Storia che l’avrebbero voluta silente, o portiamo ad esempio l’arringa dell’avvocato Tina Lagostena Bassi che nel 1979 nel tribunale di Latina, difese Fiorella vittima di stupro, mentre le telecamere riprendevano per la prima volta un dibattimento giudiziario per violenza carnale.
L’avvocato difese Fiorella dai suoi seviziatori e dalle requisitorie maschiliste dei loro legali.
Oggi è un documento storico.
C’è ancora tanto da fare, non solo per garantire alle giovanissime la libertà di essere, ma anche per garantirla a noi che ancora avvertiamo il peso di un ruolo che resta assai stringente.
L’altra sera ferma in macchina a Bari, all’incrocio di via Abbrescia, guardando distratta i tavolini di un bar dal sapore vintage, mi ha colpito la naturalezza di una «ragazza» dei miei anni, libera, vestita senza rispettare i dettami di nessuna moda, risoluta mentre discuteva con il suo interlocutore. Il suo corpo sembrava una dichiarazione d’intenti: - ecco rivendico la mia libertà nel non essere seduttiva affatto, se lo voglio, o di esserlo quando ne ho voglia e con chi decido. Rivendico lealtà a me stessa - .
Questo è, a mio avviso, ciò di cui dovremmo lasciar traccia alle nostre figlie.