Roma, Sud

Così Enea sbarcò in Salento e fondò Roma, la «città eterna»

Liborio Conca

Nella Capitale mostra sul mitico viaggio nel Mediterraneo

«E già fugati gli astri rosseggiava / l’Aurora, quando discerniam lontano / oscuri i colli ed umile l’Italia: / Italia primo grida Acate, Italia / lietamente salutano i compagni».

Così Virgilio nel terzo canto dell’Eneide, quando racconta l’arrivo in Italia di Enea e del suo equipaggio.

Nel poema che doveva sancire le radici nobili e divine di Roma, l’eroe parte alla ricerca di una nuova patria, dopo essere scampato alla distruzione della città di Troia. Sulle spalle ha il padre Anchise, come raffigurato nella statua di Gian Lorenzo Bernini conservata nella Galleria Borghese. Supera le isole greche dell’Egeo, passa da Creta alle Strofadi, costeggia l’Epiro, infine sbarca sulla costa italiana per la prima volta. E la prima terra italiana che secondo il mito conosce Enea è il tacco dello stivale, il sud della Puglia, il Salento.

Le coordinate del mito sono oscillanti, la leggenda non conosce una geografia precisa; e così non è dato sapere con certezza dove Virgilio colloca l’arrivo di Enea e dei suoi. Nel tempo, in molti hanno cercato di riconoscere nel profilo del Salento le immagini descritte dal poeta.

Si è detto di Porto Badisco, di Santa Maria di Leuca, di Otranto e soprattutto di Castro. Di certo, qui l’équipe archeologica guidata dal professor Francesco D’Andria sta rinvenendo le tracce sempre più consistenti di una piccola capitale dell’antichità.

In special modo, il ritrovamento degli elementi di un antico santuario, con l’altare e una grande statua dedicata a Minerva, lascia pensare che quest’area possa combaciare effettivamente con l’identikit virgiliano («Soffiano le invocate aure, e già s’apre / più presso il porto e il tempio appar su l’arce / di Minerva», come recita ancora il terzo canto del poema).

Mito e leggenda del viaggio di Enea, l’eroe esule che il fato destinò alla fondazione di Roma, sono alla base di uno dei 45 itinerari culturali riconosciuti dal Consiglio d’Europa, la «Rotta di Enea», 21 tappe che comprendono Turchia, Grecia, Albania, Tunisia e le regioni del sud Italia, prima di approdare a Roma.

Proprio nella Capitale, ancora, è presente in questi giorni una nuova mostra - inaugurata a dicembre, sarà aperta fino al 10 aprile prossimo - dedicata ad Enea e al suo viaggio nel Mediterraneo. Al Tempio di Romolo, posto all’interno dei Fori imperiali, sono presenti 24 opere che vanno dal VII secolo avanti Cristo fino alla piena età imperiale.

Le opere, arrivate da dodici musei differenti, rappresentano attraverso percorsi tematici le diverse vasi del viaggio. Tra le altre, una arriva dal Museo Nazionale di Palazzo Jatta a Ruvo, dove è custodita: un lebete, particolare forma ceramica legata al mondo femminile utilizzata in occasione dei riti matrimoniali. Il manufatto, conservato quasi completamente integro, è datato fra il 360 e il 350 a.C. e «ritrae un momento dei preparativi di Elena all’imminente unione amorosa con Paride; Afrodite ed Eros vigilano sul momento, garantendo protezione e approvazione».

Durante il periodo della mostra, ancora, il Parco archeologico del Colosseo organizza visite guidate a tema lungo il percorso che nel racconto di Virgilio compiono Enea ed Evandro, dal Foro Boario alla Porta Carmentale, all’Asylum, al Lupercale fino al bosco dell’Argileto e al Campidoglio e al villaggio sul Palatino.

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