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Natale in azienda, oltre le feste, serve il dono dell’autenticità nelle relazioni
Essere autentici nel privato e nel lavoro ha a che fare con la capacità di esprimere in modo assertivo le proprie sensazioni, emozioni, sentimenti e idee, senza né prevaricare né essere prevaricati
Siamo vicini al Natale e nelle aziende dilagano gli inviti a festeggiamenti, cene e momenti conviviali. Ma non sempre sono graditi o richiesti da tutti i partecipanti, perché questi momenti non compensano la mancanza di autenticità nelle relazioni. Quando si parla di autenticità, si rischia di banalizzare il concetto dell’essere sinceri, del mettersi in gioco, come se fosse solo una libera espressione di ciò che si pensa, senza filtri, senza tatto o sensibilità, e come se per questo valesse la pena essere apprezzati. Di più, oggi va quasi di moda la sfrontatezza, tipica di coloro che pensano di non avere peli sulla lingua e di riuscire a “dire in faccia” ciò che ritengono valido, senza curarsi delle conseguenze.
Ancora, ci sono persone che dispensano consigli a ogni costo, non richiesti ma rifilati a mo’ di rubrica “consigli per gli acquisti”, o da profilo social media esperto della materia, convinte che si debba sapere come stanno le cose, poiché si avrebbe bisogno di verità assolute e generalizzate. Essere autentici nel privato e nel lavoro ha a che fare con la capacità di esprimere in modo assertivo le proprie sensazioni, emozioni, sentimenti e idee, senza né prevaricare né essere prevaricati (Rogers, C. R. 1961). Ha a che fare con la fedeltà a sé stessi e la lealtà verso gli altri. L’integrità racchiude l’autenticità insieme alla lealtà: significa non dissimulare, non cambiare opinione per compiacere, essere sé stessi anche quando la propria opinione è fuori dal coro, riuscendo a gestire i sentimenti di distanza e diversità dagli altri e dal gruppo. Ma l’autenticità nelle relazioni, soprattutto professionali, è un dono che va porto in circostanze favorevoli, di fronte a coloro che sono in grado di comprenderla e farne buon uso.
Infatti, per esprimere sé stessi e le proprie idee in modo autentico, serve un perché e un come. Il perché è ciò che muove il desiderio di coinvolgere davvero sé stessi nella relazione; il come è la modulazione, in termini di modalità verbali e non verbali, di momenti opportuni e di valutazione dei contesti e delle persone con cui questo è possibile. In realtà, esistono molteplici comportamenti e codici sociali in cui esprimere liberamente pensieri e idee personali, soprattutto se in contrasto con la mentalità comune, rappresenta un malcostume. E così anche nei gruppi di lavoro, in cui si conoscono il pensiero dominante e il modo di ragionare dei leader, difficilmente ci si espone in modo contrario. A nulla valgono festeggiamenti e scambi di auguri natalizi se il clima che aleggia manifesta questo silenzio di fondo, in cui le persone non investono sé stesse nel lavoro, poiché in molti casi esso viene vissuto solo come un ulteriore adempimento alle disposizioni aziendali, senza slancio e piacere, spesso con finzione e simulazione.
Al contrario, può essere utile trovare il coraggio di farsi gli auguri attraverso un momento di ascolto che ponga le basi per un confronto e un dialogo autentico, e che rimanga costantemente aperto tra management e lavoratori e lavoratrici. Allora anche i momenti di festa saranno più sinceri e rappresenteranno il desiderio di condividere i risultati di un cammino di crescita e miglioramento continuo, umano e professionale.