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Settimana più corta e lavoro di cura per tutti

Emanuela Megli

Un full time del futuro potrebbe essere il part time di oggi, dando spazio di lavoro a più persone ma dove, dentro il lavoro, c’è una dimensione del prendersi cura che fa parte del lavoro stesso

Già nel 2020 Suor Alessandra Smerilli – delegata del Papa per l’economia, Segretaria del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale - scriveva «la proposta che di solito avanzo è di mettere insieme lavoro e cura, di dire: chi l’ha detto che un lavoro full time deve essere quello che viene inteso oggi come full time? Un full time del futuro potrebbe essere il part time di oggi, dando spazio di lavoro a più persone ma dove, dentro il lavoro, c’è una dimensione del prendersi cura che fa parte del lavoro stesso. Quindi riduco le ore che passo al computer o che passo a fare il lavoro manuale e, come mio contributo alla società, c’è anche il prendermi cura nella famiglia, nel quartiere. Pensiamo, adesso, nel condominio se i bambini non possono andare a scuola e i genitori devono riuscire a lavorare. Provare a immaginare delle ripartizioni di cura dentro i condomini, nei quartieri come norma sociale che appartiene al lavorare e quindi rivedere i tempi del lavoro e della cura come cura che non è il “di più”, non è quello che la donna fa dopo avere fatto tutto il resto, ma quello che tutti facciamo come dimensione del lavoro.» (su Città Nuova 30 aprile 2020).

Gli esperimenti di Settimana corta, per lavorare 4 giorni su 5 sono stati avviati in Italia da Intesa San Paolo, Lavazza Group, TIM: 4 giorni invece che 5 però da 9 ore lavorative, su base volontaria a parità di retribuzione, riscuotendo una parziale soddisfazione delle persone. Il più recente e più grande esperimento al mondo è stato svolto nel Regno Unito a partire dallo scorso giugno, con 3.300 lavoratori e 70 aziende coinvolte.

Il progetto pilota, organizzato dalla ong 4 Day week global assieme al think tank Autonomy e alle università di Cambridge, Oxford e Boston, si basa sul cosiddetto modello 100:80:100. Ovvero, continuando a ricevere il 100% dello stipendio, lavoratori e lavoratrici resteranno in servizio per l’80% delle ore previste, impegnandosi a mantenere il 100% della produttività. La settimana corta è già stata adottata negli Stati Uniti, Irlanda, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

In Islanda è stata attuata al 90%. In Svezia la settimana corta è partita con una diminuzione di stipendio e in Belgio è già legge, con ridistribuzione delle ore sui giorni settimanali. Microsoft Pioniere del modello 100:80:100, ha ottenuto un incremento della produttività del 40% (World economic forum). Secondo uno studio pubblicato sul Sole 24 ore nel 2019, condotto dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), l’Italia è il paese dell'area euro dove si lavorano in media più ore a settimana, dopo Grecia ed Estonia, con 33 ore complessive. Si tratta di ben 3 ore in più rispetto alla media della zona euro, e molte di più rispetto alla Germania, dove il totale è di 26, dei Paesi Bassi, con 28, e di Lussemburgo, Austria e Francia, dove si lavora per 29 ore a settimana.

Inoltre, a prescindere dalla quantità, l’Italia si trova in bassa posizione nella classifica che misura la crescita della produttività, evidenziando come monte ore e risultati positivi non siano esattamente collegati. Anzi ad una capacità di favorire concentrazione, motivazione e tecnologie smart, corrisponde una diminuzione di spreco di energie e tempo del lavoro. Lo possiamo sperimentare nello “stato di flusso” (noto come Flow, coniato nel 1975 dallo psicologo di origini ungheresi Mihaly Csikszentmihalyi) una condizione di concertazione e gratificazione dell’esperienza, connotata da alto piacere, in cui si attiva un momento che sembra quasi perfetto, ci si sente fuori dal tempo e in perfetto controllo: è uno stato mentale e affettivo in cui si attiva la creatività e, la sfera dell’irrazionale, del pensiero laterale. Suscita idee, possibilità e intuizioni che, a seguire, saranno velocemente interpretate e soddisfatte dal pensiero logico razionale. Adriano Olivetti soleva dire, che «la fabbrica» chiede molto alle famiglie, ai dipendenti, alla comunità̀ in termini di fatica, intelligenza, tempo e, pertanto, ha il dovere di restituire molto. La «restituzione» non era una sorta di astratto impegno morale, ma si traduceva in azioni concrete. (Intervista a Luciano Gallino, raccolta da Bruno Simili, su "il Mulino" n. 3/2012, pp. 477-485). Così la società, necessità oggi del lavoro di cura da parte di tutti i suoi attori e stakeholders. 

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