«La Santa Allegrezza», a Caprarica la suggestione dei riti dell'autentico Natale del passato

Lo spettacolo è allestito da Enza Pagliara e Dario Muci, duo di musicisti e ricercatori delle tradizioni

Toti Bellone

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Toti Bellone

Domenica 29 Dicembre 2024, 12:51

La suggestione dei riti dell’autentico Natale del passato, rivive in questi giorni di festa nel Salento, con lo spettacolo “La Santa Allegrezza”, allestito dal duo di musicisti e ricercatori delle tradizioni, Enza Pagliara di Torchiarolo e Dario Muci di Santa Maria al Bagno di Nardò. Reduci dal riuscito concerto della “Transumanza” notturna fra i vicoli e le case a corte di Tuglie, assieme al mandolinista Gianluca Longo, pure lui di Torchiarolo, ed al cantante di Melissano diplomato al Conservatorio di Parma, Dario De Micheli, ospiti della locale Amministrazione comunale, i due musicisti hanno portato “La Santa Allegrezza” anche a Caprarica di Lecce, nell’antica Cappella del Crocifisso. Qui, al cospetto di un auditorio numeroso ed entusiasta, hanno eseguito il ricco repertorio di filastrocche, strine e melodie popolari, mutuato dai canti e dai cunti (racconti) tramandati oralmente od attinti da libri e documenti caduti nel dimenticatoio.

Per assistere allo spettacolo durante il quale, ora nelle vesti di esperto puparo, il maestro De Micheli modella e dipinge a tempera i pupi di terracotta destinati a popolare i Presepi, è già in programma una replica a Lecce: giovedì 2 gennaio del nuovo anno, nella sala-concerti delle Officine Cantelmo.
Nel frattempo, col sottotitolo “Canti, leggende e riti del Natale”, “La Santa Allegrezza”, che lo scorso anno ha varcato i confini provinciali, è diventata anche un cd, pubblicato da Nauna Cantieri Musicali di San Cesario di Lecce. Nel lavoro discografico targato Pagliara-Muci, sono dodici “chicche”, fra le quali, oltre a quella che dà il titolo alla raccolta, spiccano “Quanno nascette Ninno”, Madonna te lu mare”, “La notte de Natale”, cantati in dialetto salentino, ma anche siciliano, tarantino e di Molfetta, con incursioni nel griko e nell’arbereshe.

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