Giovedì 18 Settembre 2025 | 23:35

Il sindaco di Taranto ritira le dimissioni e dice no all’accordo sull’ex Ilva: «Serve una svolta vera, puntiamo alla decarbonizzazione» VIDEO

 
Fabio Venere

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Fabio Venere

Il sindaco ha inoltre presentato una denuncia contro ignoti per minacce ricevute nei giorni scorsi, un gesto che sottolinea la tensione e le pressioni legate a questa vicenda cruciale per il futuro della città

Giovedì 31 Luglio 2025, 16:43

01 Agosto 2025, 08:40

Piero Bitetti, in tarda mattinata, ha ritirato le dimissioni riprendendosi così la fascia tricolore e poi, alle cinque della sera, la sua maggioranza ha ritrovato la compattezza (in parte) perduta. «Non solo non abbandono la nave, ma intendo esserne il comandante per onorare così il mandato ricevuto dagli elettori l’8 e il 9 giugno scorsi». Così, nel primo pomeriggio di ieri, con un videomessaggio che è rimbalzato da uno smartphone all’altro, Piero Bitetti ha, infatti, annunciato il ritiro delle dimissioni da sindaco di Taranto che aveva clamorosamente e improvvisamente presentato la sera di lunedì scorso, dopo la vibrante contestazione subita da un gruppo di ambientalisti (lo stesso sindaco ha annunciato di aver presentato una denuncia contro ignoti). E così, ad appena due giorni e mezzo di distanza da quella decisione assunta per «inagibilità politica», ha fatto dietrofront e l’ha annunciato dall’auto che ieri l’ha condotto a Roma per partecipare alla riunione convocata dal ministro Urso sull’Accordo di programma per l’ex Ilva. E ancora, il primo cittadino nonché esponente del centrosinistra, in coda al suo videomesaggio (concluso affermando «Viva Taranto») ha evidenziato di aver ricevuto da «più parti l’invito a tornare sui miei passi» e che, quindi, non poteva certo ignorarlo.
Intanto, per oltre quattro ore, mentre Bitetti era in viaggio verso la Capitale, la maggioranza di centrosinistra che governa Palazzo di Città ha raggiunto l’intesa sottoscrivendo, in maniera compatta, un documento elaborato proprio sull’Accordo di programma per l’ex Ilva. Che respingendo le prime due ipotesi formulate sinora sostiene un «Piano C» (3 forni elettrci e un impianto Dri) per abbattere drasticamente l’inquinamento, superando progressivamente l’area a caldo del Siderurgico. Alla fine, in calce al testo, ci sono le firme di tutti i consiglieri comunali dell’alleanza che regge la giunta, comprese quelle di Antonio Lenti di Europa Verde e di Luca Contrario, eletto nel Pd ma vicino al mondo ambientalista e, in particolare, a «Giustizia per Taranto». Del resto, avere una maggioranza compatta sulla questione dell’ex Ilva, nelle ore scorse, era da molti considerato come un elemento (molto) importante per far accelerare e anticipare il dietrofront di Bitetti con la conseguente revoca delle dimissioni.
E allora, il documento politico dei gruppi consiliari di centrosinistra a Palazzo di Città, in sintesi, cosa prevede? «La maggioranza propone uno “scenario C” con le seguenti caratteristiche: chiusura progressiva dell’area a caldo a carbone e sostituzione di essi con forni elettrici e senza Fsru (unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione, ndr)». E ancora,il documento che ha messo tutti d’accordo nella maggioranza, nella sua parte conclusiva, propone al Governo anche, «la riduzione delle emissioni e il miglioramento della qualità dell’aria; la compatibilità con futura alimentazione a idrogeno verde; garanzie occupazionali e percorsi di riqualificazione».
Al punto 5 del documento, inoltre, vengono definite anche quelle che vengono ribattezzate come «Condizioni vincolanti nello scenario C». In particolare, nel testo si sostiene che «l’adesione del Comune di Taranto agli Accordi di programma sarà possibile solo se verranno recepite alcune condizioni». Quali? Eccole, riportate, di seguito: «Dismissione graduale, ma irreversibile dell’area a caldo entro il 2030; predisposizione di un Dri per alimentazione progressiva a idrogeno verde». E ancora: «inizio contestuale delle bonifiche dell’area industriale; adeguamento dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e necessità della valutazione di impatto ambientale e sanitario propedeutica ad ogni scelta, ma anche previsione di un impianto di cattura di anidride carbonica» e anche «tutela – si riporta dal documento del centrosinistra di Taranto - delle prospettive occupazionali dei lavoratori alle dirette dipendenze dello stabilimento e di quelli dell’indotto con un piano di mappatura delle competenze e riqualificazione professionale».
I consiglieri di maggioranza infine concludono: «Vogliamo una Taranto fondata su salute, innovazione, economia del mare, ricerca, energie rinnovabili, logistica sostenibile, manifattura leggera. Non basta fermare il danno, ma serve costruire un’alternativa».

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