L'intervista

Mare Fuori, Matteo Paolillo: «Non sono come Edoardo ma gli ho dato la mia poesia»

Maria Grazia Rongo

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L'attore della serie tv del momento si racconta: «La sigla 'o mar for? Mi è venuta sotto la doccia»

È la serie più amata dai telespettatori italiani e non solo, senza distinzione di età, sesso, estrazione sociale, credo politico: Mare fuori, la cui terza stagione è in onda su Rai2 (ma alzi la mano chi non l’ha già vista tutta su Rai Play) si ama e basta. Così come uno dei protagonisti, Edoardo Conte, aspirante boss dai modi seducenti con talento poetico, detenuto nell’IPM di Napoli.

A interpretare «Edo» è Matteo Paolillo, attore salernitano di 27 anni (alle spalle il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma) autore anche della sigla ’O mare for – anche in questo caso alzi la mano chi non la canta almeno una volta a giorno – la hit del momento, approdata in mondovisione sul palco dell’ultimo Sanremo insieme al cast. Di Paolillo-Icaro è anche il nuovo brano Origami all’alba, scritto in collaborazione con Clara Soccini e prodotto da Lolloflow, già in testa alle classifiche, e il cui video con gli attori di Mare fuori sta spopolando su YouTube. Insomma, una consacrazione.

Paolillo, iniziamo proprio da “Origami all’alba”. Cosa c’è dentro di suo?
“A differenza di “’O mare for” che è stata una cosa venuta dallo studio del personaggio di Edoardo, dove mi sono concentrato sulla speranza che volevo dare a lui, in questo nuovo brano mi sono basato sulla sceneggiatura. Mi ha colpito molto a livello emotivo il fatto che Cardio Trap nonostante ami Gemma la lascia andar via per proteggerla. Quindi ho voluto usare l’immagine poetica della ciclicità del giorno, dove l’alba si alterna al tramonto, con la solitudine e la sofferenza del personaggio”.

E perché l’origami?
“L’origami in sé rappresenta la solitudine in cella. Ecco, questa è una cosa che non ho mai detto. Prima che arrivasse il lockdown avevo un sacco di progetti, di cose da fare. Poi a un certo punto ci siamo trovati in quei primi due mesi di stallo, durante i quali mi sono dedicato a tante cose per cui prima non avevo tempo, e ho imparato anche a fare gli origami. Ho fatto l’origami del cigno, infatti nel videoclip quell’origami che si vede l’ho fatto io. Quindi ho raccontato la similitudine tra il mio isolamento e quello che vivono i personaggi nel carcere.”

“O mare for” invece com’è nata?
“Durante la pausa estiva delle prima stagione stavo lavorando al personaggio. Mi è venuto in mente il ritornello mentre ero sotto la doccia, poi ho chiamato Lorenzo, il mio producer che ha fatto la base. Ho scritto le strofe. Il giorno dopo siamo andati a inciderla in studio e poi l’ho mandata sul gruppo whatsapp dei ragazzi dicendo che volevo proporla come colonna sonora. A loro è piaciuta tanto. Quando sono tornato sul set tutti la cantavano e il regista me l’ha chiesta come sigla”.

Edo è un personaggio dalle tante sfaccettature. Cosa le ha dato?
“Come attore, la possibilità di approfondire un personaggio lontano da me, ho avuto modo di esprimermi andando a cercare sempre qualcosa di nuovo da raccontare. Mi ha avvicinato a un certo tipo di sofferenza, quella di un ragazzo che sente di non avere scelta. Io ho dato a lui la mia passione per la poesia”

Lei è giovanissimo, ma è già tante “cose”: attore, cantante, autore. In cosa si riconosce maggiormente?
“Per me l’arte ha una sola fonte, si occupa di trasferire un messaggio e io l’ho sempre fatto con la recitazione. Poi l’ho riscoperto anche con la musica. Mi piace molto essere in prima linea nella storia che viene raccontata, per esempio faccio sempre la regia dei miei videoclip e partecipo all’idea, canto quello che scrivo.”

Voi del cast siete davvero amici come appare?
“Rispetto alla prima stagione diciamo che ognuno ha preso il suo percorso e non ci incrociamo tanto quanto prima, però è rimasto un legame forte perché abbiamo condiviso qualcosa di irripetibile. Ci siamo aiutati tanto a vicenda e questo ha fatto bene a tutti. Le esperienze che abbiamo vissuto e il successo della serie ci terranno uniti per sempre, e ritrovarci sul palco dell’Ariston è stato come chiudere un cerchio, all’inizio non avremmo mai immaginato di arrivare fin lì ”.

Il successo di Mare fuori, secondo lei, a cosa è ascrivibile?
“Per noi attori il fatto di aver realizzato un ambiente creativo comune. In scena c’era molto ascolto dell’altro e tutti credevamo nella stessa cosa. Dal punto di vista narrativo il fatto di aver creato un ambiente verosimile che ha generato empatia. Nella prima serie tutti pensavano che noi davvero fossimo dei ragazzi presi da un carcere.”

Pare che a maggio inizierete a girare la quarta stagione. Le ultime scene della terza fanno pensare a un suo ruolo centrale. Può anticiparci qualcosa?
“In realtà io non so praticamente nulla! So solo che iniziamo a girare tra qualche mese. Sono anch’io curioso di sapere cosa accadrà”.

Paolillo, com’è cambiata la sua vita?
“Un grosso successo che arriva tutto insieme destabilizza, col tempo e soprattutto con la volontà ci si adatta. Ho avuto la fortuna di avere un grande maestro, Gianni Diotajuti, e mi porto dietro la sua umiltà. Quello che più importa è che quando si spengono i riflettori si torni a essere se stessi”.

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