La Camera dei deputati ha approvato la mozione di fiducia al governo presieduto da Giorgia Meloni con 235 voti favorevoli, 154 voti contrari e 5 astenuti. Hanno votato 389 deputati su 400. Il centrodestra ha fatto il pieno del proprio potenziale di voto. Hanno infatti votato sì alla fiducia i 118 di Fdi, i 65 della Lega (il presidente Fotnana non prende parte alle votazioni) mentre di Fi erano presenti 42 dei 44 deputati, dato che Pichetto Fratin e Cappellacci erano in missione e quindi giustificati. Altri nove voti sono arrivati da Noi Moderati ed uno da Micaela Biancofiore, iscritta al gruppo Misto. Si è invece astenuto Luigi Gallo, eletto nella lista promossa da Cateno De Luca, così come i 4 parlamentari delle minoranze linguistiche, come annunciato in Aula. Per le minoranze erano assenti al momento del voto Carotenuto di M5s e i Dem Morassut e Amendola.
C'è un netto cambio di passo tra la prima e la seconda parte dell’intervento di Giorgia Meloni in Aula a Montecitorio. I toni, quando legge il suo 'discorso-manifestò sono quelli alti, istituzionali. Molte le citazioni e ben 70 applausi, diversi bipartisan. Nella replica, però, il clima si scalda, la premier cede al romanesco, va più all’attacco e vanno in scena schermaglie, anche dure, con l'opposizione. E alla fine si commuove dopo il via libera alla fiducia.
Meloni, completo blu scuro e sotto giacca bianca, parla in Aula accanto ai due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Applausi da tutti i banchi quando, subito in apertura, cita e ringrazia Sergio Mattarella e Mario Draghi. Molti i nomi, di ieri e di oggi, citati nel suo discorso. Si va da Papa Francesco (con una standing ovation di tutta l’Aula) a Steve Jobs, da Giovanni Paolo II a Robert Scruton ma anche Montesquieu e Plutarco. Un passaggio del suo intervento è dedicato anche alle donne che «osando» hanno creato i presupposti per rompere il "soffitto di cristallo» e portare una donna a Palazzo Chigi. Si va da Cristina Trivulzio di Belgioioso ad Astro Samantha passando per Oriana Fallaci ma anche Nilde Jotti. Applausi anche dai banchi dell’opposizione. Lo stesso accade quando Meloni cita gli eroi della lotta alla mafia, da Paolo Borsellino al generale Dalla Chiesa. La figlia, deputata, si commuove per la citazione.
Il discorso è lungo, circa 70 minuti, la premier trova il modo di scherzarci anche su strappando un sorriso a Salvini con il quale scherza a microfono aperto all’ennesima interruzione per un applauso: 'Qui finimo alle tre...». Mentre parla, forse per l’emozione, è costretta più volte a fare qualche sorso d’acqua. «Oggi bevo un litro d’acqua...», dice. Sulle tribune ad ascoltarla si vede il compagno, il giornalista Andrea Giambruno. In Aula e fuori l’orgoglio e la gioia di quanti l’hanno accompagnata in questi anni. «Mi sono emozionato», ammette Guido Crosetto.
Salvini arriva insieme a Giancarlo Giorgetti e si concede qualche pausa nel cortile di Montecitorio. Con loro anche Umberto Bossi con immancabile sigaro. I neo ministri fanno la spola tra l’Aula e il Transatlantico. Un big di FdI scherza su Andrea Abodi, «è il Richard Gere del governo, dobbiamo adeguarci alla sua eleganza...». Il discorso di Meloni si conclude e lei, dopo un abbraccio con Salvini e diversi componenti del governo, si lascia quasi cadere sulla sedia.
La fine dell’intervento è segnata da un lungo applauso dai banchi della maggioranza e parte addirittura un coro: 'Giorgia, Giorgià. E’ forse un primo segnale che il clima si sta scaldando. Ma le scintille vanno in scena più tardi quando Meloni, letti anche i commenti alle sue parole, sceglie di usare toni duri contro quelle che vede come «distorsioni». Parla a braccio con in mano una serie di fogli di appunti. E si lascia andare a qualche inflessione dialettale: «Boni...», dice rivolgendosi ai suoi per placare gli animi. La voce è un pò stanca ma le basta per andare all’attacco della capogruppo del Pd Serracchiani che ha parlato di donne che stanno un passo dietro agli uomini. Proteste dai banchi dell’opposizione quando si rivolge direttamente a lei, anche con lo sguardo. 'Si rivolga alla presidenzà, il richiamo. 'Ok allora cito e non la guardo...', ironizza Meloni. Poco dopo un altro botta e risposta con i Verdi e SI dopo che la premier si è rivolta al deputato sindacalista Aboubakar Soumahoro dandogli del tu. Poi si scusa: «Scusate, si sbaglia, e quando si sbaglia va ammesso». Dopo la replica, con gli interventi in dichiarazione di voto il clima rimane comunque caldo. E c'è tempo per un’ultima polemica. Giulio Tremonti (citato anche nel discorso da Maloni) controbatte alle parole di Enrico Letta, sui numeri del governo nel quale era ministro dell’Economia. Dai banchi del centrosinistra scattano i 'buuù. Ma la polemica si chiude in fretta. Domani si replica a Palazzo Madama, occhi tutti puntanti sull'annunciato intervento di Berlusconi.
















