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Omicidio Giulia Cecchettin: morta prima di finire in canalone. Arrestato Filippo Turetta

Omicidio Giulia Cecchettin: morta prima di finire in canalone. Arrestato Filippo Turetta

 
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Giulia Cecchettin era già morta quando è stata nascosta nella scarpata della Val Caltea, a Barcis, dopo essere stata scaricata dall'auto di Filippo Turetta. Ne sono convinti gli investigatori sulla scorta di quanto ha riferito loro il medico legale.

Domenica 19 Novembre 2023, 17:55

19:59

OMICIDIO GIULIA CECCHETTIN / BARCIS - Giulia Cecchettin era già morta quando è stata nascosta nella scarpata della Val Caltea, a Barcis, dopo essere stata scaricata dall’auto di Filippo Turetta. Ne sono convinti gli investigatori sulla scorta di quanto ha riferito loro il medico legale Antonello Cirnelli che ha svolto l’ispezione esterna della salma per conto della Procura di Pordenone.

Le coltellate alla testa e al collo erano svariate e molto profonde, inferte con grande violenza. Appare, dunque, impossibile che la ragazza fosse ancora viva, molte ore dopo, quando l’ex fidanzato Filippo Turetta l’ha portata in spalla, dentro un un canalone, a centinaia di chilometri dal luogo dell’aggressione, avvenuta, si stima, attorno alle 23.30. E a conferma della tesi secondo cui il decesso sarebbe stato cagionato a seguito delle coltellate, è il fatto che il corpo di Giulia Cecchettin non presentasse alcuna ferita da caduta dall’alto o da trascinamento, mentre mani e braccia erano segnate da numerosi tagli, conseguenza evidentemente del disperato tentativo di difendersi dai fendenti. Sarà comunque la procura di Venezia a ricostruire la dinamica e ad effettuare tutti gli accertamenti necessari: la titolarità del fascicolo resta infatti ai magistrati veneti poiché il sequestro di persona - il primo reato contestato, al quale poi si è aggiunto l’omicidio - è avvenuto nel territorio di competenza della procura lagunare.

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Ricostruendo quanto avvenuto quella maledetta notte tra sabato e domenica, gli investigatori hanno accertato che il tragitto seguito dalla Punto di Filippo Turetta appare da subito poco lineare e alcune tappe sembrano far pensare alla ricerca di un luogo isolato proprio per disfarsi della salma. Soltanto alle 3 di notte l’utilitaria di colore nero transita per la stazione turistica del Piancavallo e imbocca la stradina della Val Caltea che conduce a Barcis: con il telefono spento e dunque senza navigatore (che la sua vecchia auto non aveva), trovare anche solo l’accesso all’arteria, nella periferia meno nota della località turistica, diventa quasi un’impresa. Non solo. Il giovane percorre in discesa circa 4 chilometri, fino a quando individua una piazzola di sosta. Ferma l’automobile e porta Giulia Cecchettin una ventina di metri dentro il bosco: anche in questo caso, è quasi un miracolo che, senza alcuna luce, tranne quella proiettata, in alto, dai fari dell’auto rimasta accesa sulla carreggiata, non abbia finito per schiantarsi alcune decine di metri più in basso, scivolando lungo un pendio ripidissimo e già ghiacciato. Prima di congedarsi per sempre dal corpo della ex fidanzata, la copre con alcuni grandi sacchi neri.

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Voleva in qualche modo preservarne i resti o soltanto occultare il cadavere? Il quesito per il momento non ha risposta, ma questo elemento rafforza, negli investigatori, il sospetto della premeditazione: quella sera Filippo Turetta era uscito di casa con un coltello - uno spezzato è stato trovato nella zona industriale di Fossò nel corso dei rilievi della scorsa settimana, ma bisognerà verificare se si tratti dell’arma del delitto - una notevole quantità di denaro (che gli ha consentito la fuga per una settimana) e, appunto, i sacchi neri. Si tratta di materiale che non ha alcun legame con una tranquilla serata al centro commerciale per scegliere le scarpe che Giulia Cecchettin avrebbe indossato per la festa di laurea. Un prestigioso traguardo che l'avrebbe portata lontano a realizzare i propri sogni, stroncato dalla mano assassina di chi diceva d’amarla (Ansa - di Lorenzo Padovan).

Omicidio Giulia Cecchettin - Filippo Turetta arrestato in Germania, attesa per l'estradizione

Una fuga di mille chilometri finita su un’autostrada tedesca a pochi chilometri da Bad Durremberg, cittadina vicino Lipsia dove sabato sera la polizia lo ha bloccato. Ventiquattrore dopo il ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, arriva l’arresto di Filippo Turetta, l’ex fidanzato accusato di averla uccisa.

La notizia è arrivata in Italia domenica mattina attorno alle 10, ma il ragazzo era già in stato di fermo dalle 22 della sera precedente. Una notizia che ha rinnovato lo shock per la famiglia della giovane di Vigonovo, con il papà Gino che proprio
poco prima aveva postato un messaggio sui social: «l'amore vero non umilia, non delude non calpesta, L’amore vero non urla, non picchia, non uccide». Sconvolti anche i genitori di Filippo, che solo a sera sono riusciti ad affrontare i giornalisti. «Siamo ancora sotto shock da ciò che ha combinato. Non capiamo come possa essere successa una cosa del genere e non riusciamo a capire come possa aver fatto una cosa così un ragazzo a cui abbiamo dato tutto. Non è concepibile, ci deve essere qualcosa che è entrata in lui» " ha detto Nicola Turetta che poi si è rivolto alla famiglia della ragazza. «Porgiamo le nostre massime condoglianze e gli siamo vicini, volevamo bene a Giulia e nessuno la riporterà più indietro».

La fuga di 7 giorni del 22enne non si sarebbe forse neppure interrotta se la sua Fiat Punto nera - ricercata in tutta Europa - non si fosse fermata sulla corsia di emergenza dell’autostrada 9, senza luci. L’auto era senza benzina, e lui non aveva più soldi per fare rifornimento. Sembrava quasi rassegnato. La vettura procedeva sulla A9 in direzione sud e per questo si sta appurando se Turetta non si fosse spinto fino nel nord del Paese, nella zona di Berlino. In questo inseguimento infinito, le forze dell’ordine si sono avvalse in modo massiccio della tecnologia: cellule telefoniche, telecamere di videosorveglianza, varchi elettronici, targasystem, partendo da Vigonovo, in Veneto, passando per il Friuli e il lago di Barcis, tornando in Veneto a Cortina - dove Filippo ha pagato la benzina ad un distributore automatico con una banconota da 20 euro insanguinata - e poi Lienz e la Carinzia in Austria e, infine, la Germania. Su di lui pendeva un mandato d’arresto internazionale per omicidio emesso dalla Procura di Venezia.

La polizia di Halle an der Saale, in Sassonia Anhalt, ha fatto sapere che Turetta è già comparso davanti al giudice per l'udienza di convalida dell’arresto. Poi da lì sarà trasferito in carcere a Lipsia e probabilmente già da domani il tribunale regionale comincerà ad esaminare la richiesta di estrazione. I tempi, ha osservato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, "in questi casi sono rapidi. Tutto dipende dalla magistratura di Venezia, ma generalmente i tempi sono molto rapidi». Il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, ha sottolineato che con l’arresto europeo, avvenuto grazie «al coordinamento tra le nostre forze dell’ordine e quelle tedesche», il ragazzo «potrà essere affidato in pochi giorni alle forze dell’ordine e alla giustizia italiana per subire un giusto processo».

I tempi tecnici previsti dalle procedure per l’estradizione in genere sono di qualche settimana. L’Italia ha già completato la traduzione in tedesco del mandato di cattura internazionale e l'ha inviata alle autorità tedesche. Se dunque Turetta acconsentirà alla consegna il via libera potrebbe arrivare entro 10 giorni. Probabilmente anche prima. A quel punto un team della polizia giudiziaria italiana andrà in Germania a prenderà in consegna il 22enne per trasferirlo in Italia e metterlo a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Magistrati che hanno diverse domande da porre al giovane, per definire i dettagli che ancora mancano e soprattutto valutare se c'è stata o meno premeditazione. Analizzando la cronologia del suo computer gli investigatori hanno infatti scoperto numerose ricerche su kit per la sopravvivenza in alta quota, inoltre il corpo di Giulia è stato trovato avvolto in alcuni sacchi neri e nel luogo dell’aggressione, a Fossò, è stato trovato un coltello con la lama spezzata che ora verrà esaminato per capire se si tratti dell’arma del delitto. Al momento, il medico legale che ha esaminato il corpo della ragazza ha già appurato che era morta quando è stata portata da Filippo nella scarpata vicino a Barcis. L’autopsia, che potrebbe essere eseguita già nelle prossime ore, chiarirà definitivamente le cause del decesso e l'arco temporale del crimine. Poi la salma sarà restituita alla famiglia per l’ultimo saluto a Giulia (Ansa - dell'inviato Michele Galvan).

Omicidio Giulia Cecchettin - Il padre Gino: «Da questa vicenda deve nascere qualcosa»

«Da questa vicenda deve nascere qualcosa. Noi come famiglia ci impegneremo attivamente affinché questo non succeda più, perché altre ragazze, altre donne, parlo a nome anche di Elena, faremo qualcosa». Lo ha detto stasera ai giornalisti Gino Cecchettin, rompendo il silenzio dopo la morte della figlia Giulia e l’arresto di Filippo Turetta. «A noi come famiglia - ha aggiunto, davanti alla villetta di Vigonovo - ovviamente Giulia manca tantissimo, l’avrete visto dai miei messaggi di questa mattina, però dobbiamo farci forza e guardare al futuro».

Gino Cecchettin ha voluto lanciare un messaggio a tutte le donne: «Guardatevi bene nella vostra relazione. Comunicare col papà, col fratello, con chiunque vi possa dare fiducia. Ma se avete anche solo il minimo dubbio che la relazione non sia quella che voi desiderate - dice il papà di Giulia - comunicatelo, perché è solo in questo modo che avrete salva la vita, per non essere qui a celebrare di nuovo un altro femminicidio». Io come padre ovviamente mi faccio delle domande, e purtroppo il tempo è passato. È troppo tardi adesso - conclude - Facciamo qualcosa per chi ancora ha la possibilità di restare qua».

Omicidio Giulia Cecchettin - Elena si batte nel nome di Giulia: «Non starò mai zitta»

Ansa (di Andrea Buoso)

Dal dolore immenso per la sorella perduta tragicamente alla rabbia per i commenti dei politici sui social; dall’ansia per la sorte di una 16enne scomparsa a poche decine di chilometri da casa sua - 'vi prego, non di nuovò scrive sui social - fino all’impegno e alla mobilitazione contro la violenza di genere. E’ una battaglia su più fronti, ma sempre nel nome di Giulia, quella di Elena Cecchettin; quasi un giuramento che la sorella minore della 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta affida ai social con la promessa di «distruggere tutto».

La figura di Elena, giovanissima ma decisa, è apparsa spesso in questi ultimi giorni di angosciosa attesa per la sorte di Giulia. Senza la mamma da un anno e ora rimasta sola accanto al papà, le dichiarazioni di questa ragazza ai cronisti erano piene di dubbi sulla figura dell’ex di Giulia, sul rapporto «malato" tra i due. Impressioni che la tragica vicenda hanno rivelato essere evidentemente fondate. Ieri e oggi Elena ha affidato alle storie di Instagram pensieri e rabbia che le passano per la mente, con una frase che spicca, suonando quasi come un impegno militante: «Io non starò mai zitta. Non mi farete mai tacere». E per essere ancora più chiara: «c'è bisogno di capire che i 'mostrì non nascono dall’oggi al domani. C'è una cultura che li protegge e li alimenta».

Una battaglia sposata anche dal padre, con un messaggio rivolto a tutte le donne. «Guardatevi bene nella vostra relazione, comunicate col papà, col fratello, con chiunque vi possa dare fiducia. Ma se avete anche solo il minimo dubbio che la relazione non sia quella che voi desiderate comunicatelo, perché è solo in questo modo che avrete salva la vita, per non essere qui a celebrare di nuovo un altro femminicidio». L’uomo, come dice lui stesso, sa che ormai per Giulia «è troppo tardi» e "come padre» è costretto a «farsi delle domande». Ma, si fa coraggio, «da questa vicenda deve nascere qualcosa. Come famiglia ci impegneremo attivamente affinché questo non accada più ad altre ragazze e altre donne».

Omicidio Giulia Cecchettin - «Figlia di tutti», fiori e una promessa

«Io prometto di non essere mai come Filippo». E’ il messaggio per Giulia che sull'inferriata della casa di Vigonovo, in provincia di Venezia, ha messo Emanuele, un bambino di 11 anni. Un impegno messo con la mano sul cuore, là dove abitava la ragazza uccisa dall’ex fidanzato, suo coetaneo, Filippo Turetta. Non c'è solo la «promessa» ma anche un’immagine: la foto di Giulia - pubblicata su molti media - che abbraccia un albero, il suo passato, ora la ritrae che avvolge con le sue braccia un’enorme matita gialla, doveva essere il suo futuro di disegnatrice e fumettista.

Vigonovo, un paese che non supera i 10mila abitanti, è tutto lì in via Aldo Moro davanti alla villetta silenziosa, così come la gente che si raccoglie in una processione incessante: scomparsa sabato scorso, trascinata a forza da Filippo, Giulia è ora la 'figlia di tuttì dicono gli abitanti del paese. Un lutto che si estenderà all’intero Veneto nel giorno dei funerali della ragazza, come ha disposto il presidente Luca Zaia.

Il primo messaggio di oggi era stato del padre Gino, rimasto vedovo un anno fa. L’uomo, rimasto chiuso in casa con gli altri due figli per molte ore, si era manifestato sui social con un messaggio: «Amore, mi manchi già tantissimo. Abbraccia la mamma e dalle un bacio da parte mia». Poi una citazione «L'amore vero non umilia, non delude non calpesta, non tradisce e non ferisce il cuore. L’amore vero non urla, non picchia, non uccide». Quando esce davanti al cancello Gino Cecchettin dice brevemente: «A noi come famiglia ovviamente Giulia manca tantissimo. Io come padre ovviamente mi faccio delle domande, e purtroppo il tempo è passato. È troppo tardi adesso - prosegue - Facciamo qualcosa per chi ancora ha la possibilità di restare qua». Un’ultima frase è sulla laurea di Giulia, l’aspettavano giovedì all’Università per la cerimonia, e le verrà comunque conferita ma per lui «i fiocchi rossi messi sul cancello indicano che l’ha già presa» mentre glissa alla domanda se abbia sentito i genitori di Filippo.

Intanto, mentre a Vigonovo sta per partire la fiaccolata silenziosa per Giulia - parteciperà anche la famiglia Cecchettin - arrivano alla spicciolata ancora anziani, mogli e mariti, coppie di ragazzini, tante mamme o papà con i figli. Appoggiano sul cancello il loro mazzo di fiori (ce ne sono di ogni colore con rose bianche e rosse per prime) si fanno il segno della croce, mettono letterine, biglietti e peluche. C'è chi si spinge oltre appendendo un quadro con dipinti, in un cielo che volge al tramonto, due cuori uno rosso ed uno bianco.

Il silenzio è surreale per tutta giornata; non si sentono squillare neppure i cellulari, c'è tanto rispetto e dolore, preghiere sussurrate, e qualche sommessa richiesta di giustizia per Giulia. In giornata in via Aldo Moro era arrivato anche il generale Nicola Conforti, comandate provinciale dei Carabinieri di Venezia. L’alto ufficiale ha fatto solo una breve comunicazione: «La famiglia Cecchettin ha appreso la notizia dell’arresto in Germania di Filippo Turetta con grande dignità», prima di allontanarsi a passo svelto.

E’ quindi la volta dell’avvocato di famiglia, Stefano Tigani: «Abbiamo avuto stamattina la notizia che ci aspettavamo, siamo in un momento particolare. Il nostro ringraziamento va alle forze dell’ordine, all’Arma e alle Procure che hanno consentito di chiudere questo cerchio. E’ stata una settimana pesantissima ma c'è una gran parte d’Italia che ci è stata vicina. Adesso inizierà l’iter processuale, e faremo in modo che ci sia l’accertamento della verità». «Sono sempre stato prudente - aggiunge Tigani - sulla questione della premeditazione, solo l'accertamento tecnico processuale lo potrà dire. Abbiamo almeno riportato Giulia a casa, purtroppo senza vita, e una persona è stata arrestata. Quantomeno qualcosa abbiamo».

Mentre si va alla fiaccolata più in là, appeso alla ringhiera, resiste al vento un palloncino azzurro a forma di cuore : «Vola nel blu Giulia» (Ansa - dell'inviato Alberto Boccanegra).

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