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Armi e due omicidi a Japigia nel 2017: polizia di Bari arresta 8 sodali del clan Palermiti

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Le indagini fanno luce sulle uccisioni di Francesco Barbieri, la sera del 17 gennaio, e di Nicola De Santis, nel pomeriggio del 12 aprile dello stesso anno

BARI - Alle prime luci dell’alba nelle città di Bari, Benevento, Cagliari, Siracusa e Teramo, la Polizia di Stato di Bari ha tratto in arresto e condotto in carcere otto pregiudicati, ritenuti responsabili di due omicidi, di un tentato omicidio, di porto e detenzione di armi da guerra e di armi comuni da sparo, di favoreggiamento e ricettazione, tutti episodi risalenti al 2017, nel quartiere Japigia di Bari, e tutti al fine di agevolare l’attività del clan Palermiti di cui erano sodali. 

I due omicidi sui quali, oggi, si è fatta luce, sono quelli di Francesco Barbieri, commesso la sera del 17 gennaio, e di Nicola De Santis, consumato il pomeriggio del 12 aprile, sempre del 2017. Le misure cautelari sono state notificate in carcere a Filippo Mineccia, Michele Ruggieri, Giovanni Palermiti, Nicola Parisi (fratello del capo clan Savinuccio, ritenuto il basista dell’agguato a De Santis). Mineccia e Ruggieri sono accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio Barbieri. Poi Mineccia con Palermiti e il collaboratore di giustizia Domenico Milella, ex braccio destro del boss Palermiti, avrebbero ucciso De Santis. In cella sono finiti anche le tre presunte vedette del delitto De Santis Giovanni Mastrorilli, Raffaele Addante e Francesco Triggiani e colui che avrebbe aiutato i sicari a distruggere armi e auto del delitto Domenico Pagone.

Barbieri, la sera del 17 gennaio di quell'anno, era a bordo della propria auto quando fu avvicinato da due sicari su uno scooter e colpito a morte con cinque colpi di pistola, nei pressi del liceo scientifico Salvemini. La vittima, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, era a capo di una «prosperosa e ramificata rete di spaccio di cocaina», acquistata dal clan Palermiti. Un mese prima dell’omicidio, aveva però iniziato a rifornirsi di stupefacenti da un altro gruppo criminale, quello riferibile ad Antonio Busco, sempre operativo nel quartiere Japigia. L’omicidio di Barbieri innescò la vendetta del gruppo di Busco: il 6 marzo, infatti, Giuseppe Gelao fu ucciso a colpi di pistola e Antonino Palermiti fu gravemente ferito. «A quel punto, l’intero mondo criminale del quartiere Japigia, composto dai Parisi e dai Palermiti, avrebbe deciso di fare terra bruciata intorno al gruppo» di Busco, scrive la polizia. Tre sicari, con pistole e kalashnikov, intercettarono l’intero gruppo di Busco in via Archimede ed esplosero decine di colpi di arma da fuoco. Nel conflitto fu ucciso De Santis, che provò inutilmente la fuga a bordo di una moto: uno dei colpi esplosi nei suoi confronti distrusse una finestra del liceo Salvemini.

Per l’omicidio di Gelao e il tentato omicidio di Palermiti, il 26 ottobre scorso, Antonio Busco è stato condannato all’ergastolo, con l’aggravante mafiosa, dalla Corte di Assise di Bari. «L'ordinanza cautelare, eseguita in data odierna, chiude il cerchio investigativo sui tre fatti di sangue, attraverso la ricostruzione storica degli eventi e l'individuazione di cause, movente e autori», scrivono gli inquirenti.

Il commando omicida, poi, al termine dell'escalation criminale, raggiunse una zona di campagna, in provincia di Bari, e con l’aiuto di un appartenente all’organizzazione criminale, diede alle fiamme l’auto utilizzata per commettere l’agguato ed i vestiti indossati, “tagliando” e sotterrando le armi impiegate per commettere l’omicidio di De Santis e la pistola utilizzata per uccidere Barbieri. Quattro destinatari del provvedimento cautelare, al momento dell’esecuzione, sono già ristretti in diverse carceri italiane, per altre cause.

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