In televisione

«Stranger Things» fra incubo e incantesimo

Marina Sanna

E' un bel ritorno alle origini per la quarta stagione della serie Netflix

Diciamolo subito: è un bel ritorno alle origini per la quarta stagione di Stranger Things (i primi sette episodi sono già disponibili su Netflix, gli altri a luglio). California Dreaming ci introduce nella camera di Undici (Millie Bobby Brown), che sta scrivendo al fidanzato Mike (Finn Wolfhard). È il giorno 185 ed è impegnata in un progetto che spera le farà prendere un buon voto. Il tema è la raffigurazione di un eroe e lei ha scelto il papà, sparito in un incendio. Joyce, la mamma di Will e Jonathan, ha un nuovo lavoro, però non sembra molto contenta (Winona Ryder, un vero spasso, finirà in Alaska per una missione segreta). Will (Noah Schnapp) dipinge molto, forse è innamorato si interroga Undici. «Io sono molto felice - conclude nella lettera - avevi ragione tu, è questione di tempo».

La realtà è un’altra, la vita studentesca di Undici è orribile: emarginata e bullizzata per sopravvivere inventa la vita che vorrebbe. Siamo in California nel ‘86 e Mike sta per tornare a Hawkinns, Dustin (Gaten Matarazzo) chatta sul computer con Suzie, nerd ma essenziale per la storia, Steve (Joe Keery) parla con Robin (Maya Hawke) di questioni sentimentali, sono ragazzi e c’è la tipica confusione adolescenziale anche se il cuore di Steve appartiene a un’altra. Mentre si svolge la finale di campionato Lucas (Caleb McLaughlin) ha la sua grande occasione, Max (Sadie Sink) ascolta Kate Bush e ha incubi continui, però c’è qualcuno che sta peggio, qualcosa di mostruoso sta per accadere e il sottosopra non è mai stato così vicino. Sembra Stand by Me ma dopo mezz’ora siamo più dalle parti di It e Carrie. La trama è tortuosa ma vi catturerà come un incantesimo (foto Courtesy of Netflix).

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