«Una quindicina di persone sul pullman ma nessuno, a eccezione dell’autista di una donna a anziana, sembrava interessato a ciò che stava succedendo». Si apre con questa considerazione amara il racconto di una ragazza nigeriana di 26 anni, residente a Taranto da una decina d’anni, che nella mattinata di giovedì si è trovata a fronteggiare una situazione di emergenza a bordo dell’autobus 1/2 diretto a Parco Cimino. Il tutto nell’indifferenza degli altri occupanti del mezzo.
La giovane, che preferisce restare anonima, era salita sul pullman alla stazione, e poco dopo aver superato il Porto Mercantile il suo sguardo si è soffermato su una connazionale, una madre nigeriana di 25 anni, seduta con accanto il figlio di circa sei anni. «Il piccolo continuava a chiamare “mamma, mamma”, ma lei non rispondeva – racconta la giovane –. Aveva il cellulare all’orecchio, ma non parlava, e dal suo volto traspariva una grande sofferenza. Era immobile, con lo sguardo perso. Mi sono avvicinata per chiederle se stesse bene e in quel momento mi sono accorta che era priva di sensi»...