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Taranto, Bitetti verso il ritiro delle dimissioni: ma servirà ricalibrare le alleanze

 
FABIO VENERE

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FABIO VENERE

Le premesse e le promesse buona la prima per Bitetti

Tra lunedì e martedì il primo cittadino potrebbe reindossare la fascia tricolore. Ecco la strategia

Giovedì 31 Luglio 2025, 07:00

TARANTO - Tra lunedì e martedì, non oltre. In questa breve finestra, Piero Bitetti dovrebbe ritirare le sue dimissioni dalla carica di sindaco di Taranto. È questa, almeno così sembra, l’indicazione più fondata tra le numerose che circolano a 48 ore dal suo annuncio, clamoroso e improvviso al tempo stesso, di staccare la spinta per «inagibilità politica». È stata questa del resto la formula, come è ormai noto, usata dall’esponente del centrosinistra per motivare la sua decisione, a sua volta, scaturita dalla vibrante contestazione subita, lunedì sera, da un gruppo di ambientalisti.

In realtà, interessa anche poco comprendere (o intuire) quale possa essere il giorno esatto in cui il sindaco dimissionario possa fare dietrofront e tornare così al timone del Municipio che, peraltro, aveva tenuto stretto tra le mani solo a partire dallo scorso 17 giugno. Per essere più chiari, sin dai primi momenti ovvero quelli in cui l’incredulità per la clamorosa decisione aveva annichilito persino i suoi più stretti collaboratori, nessuno ha mai messo realmente in dubbio che Bitetti gettasse davvero la spugna. Del resto, se non lo facesse e quindi se mantenesse la sua decisione intatta sino al 17 agosto creerebbe un precedente non solo a Taranto, ma in Italia. No, non accadrà.

E, dunque, chiarito che l’esponente del centrosinistra vittorioso alle ultime Amministrative indosserà di nuovo la fascia tricolore e ipotizzato anche il «quando» (tra lunedì e martedì), resta da capire il «come». Ed è su quest’ultimo punto che nascono e si alimentano i veri interrogativi.

Per questa ragione, da quel che risulta alla Gazzetta, a Palazzo di Città (e non solo) si sta ragionando su quella che gli anglosassoni definiscono exit strategy. Che va individuata con attenzione e poi attuata nel migliore dei modi per far comprendere all’opinione pubblica quello che è accaduto, da un lato, e per rilanciare l’azione politico-amministrativa dello stesso Bitetti.

Già, l’opinione pubblica. Perché se è vero che gli addetti ai lavori (a fatica) hanno (forse) compreso i motivi delle sue dimissioni, di certo, questo messaggio non è arrivato a chi è fuori dai centri della politica cittadina. Che magari non ha tutti gli strumenti per poter leggere quanto accaduto. E che è stato determinato non solo dalla dura protesta inscenata in Municipio verso il sindaco, ma anche dalle divisioni nel campo del centrosinistra (nel gruppo del Pd in particolare) sull’Accordo di programma per il futuro dell’ex Ilva.

Dunque, per rientrare in Municipio e quindi per fare dietrofront Bitetti non solo dovrebbe tornare sui fatti di lunedì sera (e spiegarli all’opinione pubblica), ma anche riprendere il cammino interrotto così bruscamente. Magari annunciando, subito dopo la pausa estiva, ad esempio, un’accelerazione sul Piano urbanistico generale i cui lavori sono bloccati dalla caduta di Melucci, sull’autonomia universitaria e su altro ancora. Ma non solo.

In realtà, nell’exit strategy ancora in via di definizione ci sarà probabilmente anche la necessità da parte di Bitetti di registrare già, almeno in parte, la sua alleanza. Per la serie, il suo ritorno con la fascia tricolore addosso potrebbe essere sempre all’insegna del dialogo e dell’ascolto, ma decisamente più risoluto con gli alleati nel momento delle decisioni. Che spettano, dopo il confronto giusto e necessario, al capo coalizione ovvero al sindaco.

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