dopo la denuncia

«Mi dovete pagare un caffè, così non avete problemi»: a Taranto le estorsioni anche sul cantiere dell'ospedale

francesco casula

Un 36enne pregiudicato ha minacciato le imprese impegnate al Moscati, e adesso rischia il carcere

«Mi dovete pagare un caffè, così non avrete problemi per i lavori ed il quieto vivere nel cantiere». Anche le imprese impegnate nei lavori di manutenzione dell’ospedale «Moscati» di Taranto sono finite nel mirino della mala. Almeno tre quelle che hanno scelto di denunciare la richiesta di denaro per evitare «brutte conseguenze»: denunce finite sul tavolo del pubblico ministero Marzia Castiglia che ha chiesto la custodia cautelare in carcere per il 36enne pregiudicato tarantino Antonio Vapore, ma come prevedono le nuove norme in assenza del rischio concreto di inquinare le prove, il gip Francesco Maccagnano ha fissato l’interrogatorio preventivo per ascoltare l’eventuale versione dell’indagato e poi decidere se disporre l’arresto in cella o meno.

Il 36enne - in base a quanto ricostruito dalle denunce - a giugno 2024 avrebbe sostanzialmente fatto il giro delle imprese impegnate nei lavori all’interno della struttura sanitaria tra il quartiere Paolo Vi e l’agro di Statte e chiesto sotto minaccia di consegnargli i soldi. Il 10 giugno, secondo quanto stabilito dai carabinieri che hanno condotto le attività investigative, l’uomo si sarebbe presentato dal direttore di una prima società e a lui avrebbe rivolto «l’invito» a pagargli il caffè per garantirsi un lavoro sereno. Solo tre giorni dopo Vapore avrebbe incontrato il responsabile di una seconda impresa a cui pochi giorni prima aveva chiesto la somma di 500 euro: in quel secondo incontro, però, Vapore ha alzato la richiesta spiegando «Non mi accontento più di 500 euro, voglio 2mila euro».

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