Spuntano nuovi post diffamatori oltre a quelli già contestati dalla procura tarantina nei confronti degli 8 imputati che rischiano il processo per il loro coinvolgimento nell’inchiesta sulla «spy story» in cui l’ex sindaco di Castellaneta, Giovanni Gugliotti era stato bersaglio di una campagna diffamatoria, mentre era in corsa alle amministrative 2021 del comune in provincia di Taranto.
Il giudice Gianna Martino ha accolto le eccezioni sollevate da alcuni difensori delle parti civili che avevano chiesto di includere altri episodi tra le accuse formalizzate. Nelle imputazioni c’è anche la violenza privata contestata all’imprenditore 62enne Vito Fortunato Puntassuglia e al 58enne ex consigliere comunale Vito Perrone: per gli inquirenti, attraverso account falso avrebbero accusato Gugliotti di truccare gare d’appalto e intascare denaro, costringendolo, in quel clima intimidatorio a non candidare nel proprio schieramento, Walter Rochira. Post dello stesso tenore che avrebbero inoltre coinvolto anche l’avvocato e consigliera comunale Maria Terrusi che era stata indotta a ritirarsi dalla corsa: il giudice Martino ha disposto che i due imputati debbano rispondere di violenza privata anche nei confronti della professionista.
Alla feroce campagna diffamatoria avrebbero preso parte anche il 46enne Settimio Surico, il 60enne Angelo Clemente, il 59enne Vito Nicola Putignano e due sottufficiali del Gruppo Forestale, il 58enne Giovanni Prisciantelli e il 60enne Maurizio Ronco e la 53enne ex presidente del Consiglio comunale di Castellaneta Simonetta Tucci. A quest’ultima viene contestata la calunnia per aver falsamente accusato Gugliotti, con il quale aveva precedentemente intrattenuto una relazione sentimentale, di violenza sessuale, atti persecutori e concussione.
Secondo il fascicolo d’inchiesta coordinato dai pm Antonio Natale e Marco Colascilla Narducci, l’ex sindaco era stato minacciato della diffusione di filmati raccolti durante incontri intimi con una donna e poi avvicinato per tentare di condizionare le sue scelte politiche. Video che in realtà non sarebbero mai stati ritrovati.
La precisazione: nessuna nuova accusa per Ronco
«Maurizio Ronco non è chiamato a rispondere di alcuna diffamazione aggravata e le nuove contestazioni emerse, come quelle relative a violenza privata, o le accuse riguardanti altri soggetti citati nell'articolo, non riguardano la sua posizione». È quanto ha precisato in una comunicazione alla Gazzetta l’avvocato Pasquale Fistetti, difensore dell’imputato coinvolto nell’inchiesta nata dalla cosiddetta «Spy story» ai danni dell’ex presidente della Provincia e attuale presidente dell’Autorità Portuale ionica, Giovanni Gugliotti. Nell’articolo è stata data la notizia di nuovi post diffamatori oltre a quelli già contestati dalla procura tarantina nei confronti di alcuni degli imputati che rischiano il processo, ma tra questi non c’è Ronco: quest’ultimo, infatti, «non è imputato per il reato di diffamazione – ha specificato il suo difensore - e che le nuove contestazioni emerse nel procedimento non lo riguardano né direttamente, né indirettamente, evidenziando la sua posizione del tutto marginale nella vicenda». Ronco in effetti deve difendersi solo dall’accusa di calunnia insieme con un altro imputato per aver accusato Gugliotti di un «sistema di corruttele quando era sindaco di Castellaneta».