Mirko Di Bello, avvocato, candidato sindaco della coalizione civica “Adesso”, se dovesse vincere le elezioni cosa farebbe nei primi 100 giorni? Indichi, solo per titoli, i tre principali temi su cui concentrerebbe la prima fase della sua azione amministrativa.
«Bisogna assolutamente intervenire sul decoro urbano, ma si deve risolvere il problema della viabilità, offrendo soluzioni immediate all’emergenza parcheggi e inoltre va rivista anche la raccolta differenziata».
A proposito della raccolta differenziata dei rifiuti va fatta “senza se e senza ma” oppure per lei si potrebbe anche tornare indietro eliminando il sistema del “porta a porta”?
«La differenziata va fatta, su questo non c’è alcun dubbio. Ma, in città, nei mesi scorsi, si sono causati dei disagi determinati dalle modalità seguite da Kyma Ambiente. Che ha agito come se il territorio di Taranto fosse omogeneo e, invece, come è noto, ci sono delle realtà differenti nei diversi quartieri. Ad esempio, lì dove ci sono molte persone anziane o con difficoltà motorie è impossibile utilizzare le pattumelle da trasportare ogni sera nel portone e da riprendere il mattino seguente. Che, infatti, vanno bene in realtà come quelle di San Vito, o Lama in cui ci sono le villette, ma in quelle zone in cui insistono i grandi condomini o in aree periferiche come Salinella e Tamburi, si potrebbero utilizzare delle buste colorate e consentire un conferimento giornaliero dei rifiuti. In questi ultimi anni, del resto, il Comune di Taranto ha investito complessivamente quasi 20 milioni di euro su cassonetti intelligenti o presunti tali e su un impianto di trasporto sotterraneo, peraltro non ancora entrato in funzione. E, invece, il Municipio avrebbe dovuto puntare sulla forza-lavoro della sua azienda partecipata, aumentandola, e offrendo servizi quotidiani efficienti ai cittadini. Che, in cambiamenti di questo tipo, vanno accompagnati, sensibilizzati. Non si può amministrare su questo tema a colpi di ordinanza sindacale».
È favorevole all’ingresso dei privati in Amat e Amiu?
«Contrario, almeno per ora, perché dobbiamo prima risolvere tutte le criticità interne. Per quel che riguarda le aziende partecipate, la mia idea è quella di costituire una holding comunale e uniformare i contratti dei dipendenti in modo da garantire a tutti i lavoratori pari condizioni».
Dopo il giuramento, se eletto, a proposito della questione-asili nido, dovrà fare un’autentica corsa contro il tempo. Avrà davanti a sé un bivio: ruolo pubblico o privatizzazione delle strutture. Che strada prenderà e con quali risorse?
«Una delle priorità della prossima Amministrazione comunale, nel caso in cui la guidassi io, sarà quella di dare stabilità finanziaria ai nostri nidi elevando la qualità di un servizio, peraltro, già molto alta».
I parcheggi, soprattutto nel Borgo, sono carenti. Quali sono le sue proposte per aumentarli? E sempre per quel che riguarda la viabilità, ad esempio, sarebbe favorevole o contrario all’istituzione di una Zona a traffico limitato in centro, peraltro prevista dal Piano urbano sulla mobilità sostenibile (Pums)?
«Come tutte le città non solo d’Europa ma del mondo, il centro è generalmente una zona a traffico limitato. Ma detto questo, per me vale lo stesso principio della raccolta differenziata: non si può fare una rivoluzione simile dalla sera alla mattina e soprattutto devono prima essere risolti e affrontati dei problemi collegati a questo tema quali la viabilità e i parcheggi. Che rappresentano un problema atavico che influisce negativamente anche sul commercio di vicinato. A questo proposito, la nostra idea è quella di realizzare delle sopraelevate nelle aree di parcheggio già esistenti. E poi, bisogna accelerare il progetto, già finanziato, che prevede la realizzazione di oltre 300 posti auto all’interno della Stazione Torpediniere. Fatto questo, successivamente, sarà anche più semplice arrivare all’istituzione di una zona a traffico limitato (Ztl) nel Borgo. Dunque, riepilogando, sono favorevole ma ovviamente andando per gradi. Altrimenti, ci sarebbe un caos generale e quindi un diffuso clima di insoddisfazione».
Prima dello scioglimento anticipato del Consiglio comunale, il professor Karrer aveva avviato la fase preliminare all’adozione del nuovo Piano urbanistico generale del Comune di Taranto. Se dovesse essere eletto, quali nuove indicazioni darebbe?
«Non possiamo permetterci di consumare altro suolo e poi ricordiamoci che Taranto va ricucita essendo molto “allungata” da una periferia all’altra. Sia chiaro, non sono mai per un “no” in maniera categorica e pregiudiziale, ma ritengo che prima vadano risolte le criticità che già esistono e, solo dopo, si possono avviare dei nuovi progetti».
E rispetto al Comparto 32? Favorevole o contrario a nuove costruzioni?
«Al momento, sono contrario. Certo, se poi invece riuscissimo a risolvere delle problematiche importanti e ci rendessimo conto che la città è in ripresa economica (solo) in questo caso, ad esempio, si potrebbe pensare anche a specifiche attività commerciali. Ma sono, invece, nettamente contrario a nuove abitazioni perché se questo avvenisse allungherebbe ulteriormente la città rendendo difficile per l’Amministrazione comunale garantire lì i servizi minimi».
Capitolo Ilva, risposta multipla: Fabbrica aperta; chiusa o più piccola, senza l’area a caldo?
«Sono assolutamente contrario ad ogni nuova forma di inquinamento ambientale. Non sfuggo alla domanda e dunque, così come è allo stato attuale, l’ex Ilva va chiusa e non solo per la salvaguardia dell’ambiente, ma anche per la sicurezza dei lavoratori. Se poi, invece, dovessero davvero concretizzarsi quei progetti di cui si parla da troppo tempo e che ipotizzano il ricorso ad energia alternativa per alimentare la fabbrica e se davvero si arrivasse ad una trasformazione del modello produttivo, allora la mia risposta potrebbe cambiare».
Città vecchia: come la immagina?
«Completamente riqualificata. Tutti gli immobili antichi di un valore storico o legati alle tradizioni vanno restaurati e non vanno assolutamente demoliti. Immagino il nostro centro storico come una bomboniera da custodire con cura, ma anche come un luogo pieno di attività. Certo, ci vogliono i soldi per realizzare questi interventi, ma si possono impiegare in parte le tante risorse finanziarie europee in arrivo a Taranto. E ancora, tra i vicoli, immagino dei laboratori urbani, ma anche di valorizzare il turismo puntando sulla Taranto sotterranea, sulla nostra storia e su tutto ciò che riguarda le nostre tradizioni. E poi, considerato che il 65 per cento dei locali presenti nella Città Vecchia fanno parte del patrimonio immobiliare comunale potrebbero essere utilizzati come dei laboratori temporanei da affidare magari ai nostri giovani in modo che riscoprano, ad esempio, gli antichi mestieri».
Tra poco più di un anno, Taranto sarà la capitale dei Giochi del Mediterraneo. A manifestazione finita, quale modello di gestione immagina per gli impianti sportivi che sono in corso di riqualificazione o realizzazione (Stadio del nuoto)? Secondo lei, dovrebbe vedersela interamente il Comune, il Municipio dovrebbe cedere tutto nelle mani dei privati oppure l’Amministrazione comunale potrebbe chiamare in causa le federazioni sportive nazionali delle varie discipline (atletica, nuoto, canottaggio ed altre)?
«Penso ad un modello di gestione misto che metta insieme il Comune, le federazioni sportive e i privati. In caso contrario, questi impianti sportivi rischierebbero di trasformarsi in cattedrali nel deserto e questo non ce lo possiamo permettere. Abbiamo sempre detto sinora che una campionessa come Benedetta Pilato non ha mai potuto allenarsi nella sua città in una piscina olimpionica? Bene, tra un anno l’avrà ma dobbiamo fare in modo che quella piscina possa avere una gestione stabile, moderna ed efficiente».