L'intervista

«Taranto come Napoli, bellissima e complicata»: parla il Capitano De Cesare

Francesco Casula

«L’Arma è un servizio, non un potere», il comandante del Nucleo Investigativo del Reparto operativo dei carabinieri di Taranto è cresciuto nel quartiere Paolo VI

TARANTO - «Mi piace pensare a Taranto come una Napoli in miniatura: entrambe ricche di storia, di cultura di bellezza, ma con sacche di marginalità in cui si sviluppa l'illegalità e in cui siamo chiamati a offrire il nostro servizio perchè la comunità ritrovi serenità e vivibilità». Vito De Cesare, classe 1967, è nato e cresciuto all'ombra dei palazzoni del quartiere Paolo VI: oggi è il comandante del Nucleo Investigativo del Reparto operativo dei carabinieri di Taranto. Un ufficiale che ama la strada: è entrato nell'Arma come carabiniere semplice nel 1986 e pian piano è cresciuto nella gerarchia militare passando al ruolo marescialli e indossando infine le stelle da ufficiale.

Fino a pochi mesi ha guidato la Sezione Operativa del Nucleo Operativo Radiomobile e proprio in quei mesi è stato protagonista della puntata de “Il presidio” la docuserie di Rai3 diretta da Claudio Camarca che racconta le complesse situazioni che quotidianamente affrontano i militari dell'Arma. De Cesare e i suoi uomini sono diventati una di quelle storie avvincenti che andrà in onda sabato 1 marzo alle 23.45 su Rai3. 

«Quando ero più giovane a Taranto eravamo abituati a vedere i contrabbandieri agli angoli delle strade e quando lo Stato ha debellato quel fenomeno, molti si sono reinventati: hanno sposato il mercato della droga o, peggio, delle estorsioni e dell'usura. A Taranto gli stupefacenti che sequestriamo sono come una goccia nell'oceano, ma non ci demoralizza. Anzi ci spinge a fare sempre meglio». Anche dal punto di vista criminale, Taranto è una città profondamente diversa dal passato:

«Non ci sono più “dinastie criminali”, ma nascono organizzazioni quasi dal nulla: un leader può contare su corrieri, vedette, custodi e pusher. Oggi non c'è più un clan al comando, ma le influenze dei vecchi boss restano. Noi riusciamo a combattere perchè conosciamo molto bene il territorio e le notizie ci arrivano da sole. Negli anni abbiamo imparato ad ascoltare anche le pietre di questa città. E a questo si aggiunge, ancor più determinante, il lavoro sinergico e il dialogo costante con la procura ordinaria e Direzione distrettuale Antimafia di Lecce». De Cesare ripercorre velocemente l'impegno e i sacrifici a cui sono chiamati coloro che silenziosamente lavorano per neutralizzare l'illegalità: «Quello che ricordo sempre a tutti e prima a me stesso è il rispetto verso gli esseri umani: quando eseguo un arresto, so che quella persona ha commesso un reato, ma è un essere umano con la sua dignità. E va rispettata. Mi è capitato qualche volta, a distanza di tempo, di rincontare per strada quelle persone e mi hanno salutato: è una bella gratificazione che mi ricorda ogni giorno che il mio è un servizio non un potere».

Ma Taranto non è solo droga: negli ultimi tempi anche il fenomeno della diffusione delle armi sta prendendo dimensioni preoccupanti: «Sì, purtroppo è in crescita perchè non solo in tanti hanno compreso che una scacciacani può diventare, con alcune modifiche, un'arma vera, ma soprattutto perchè quelle armi giocattolo si possono comprare online o in armeria senza alcun permesso o documento. E purtroppo spesso vengono trasformate in armi che possono finire nelle mani di chiunque». Ma nel suo lavoro, De Cesare confida. Anche se sa che da solo non può bastare a risollevare la terza città dell'Italia peninsulare: «La mia speranza? Che anche il nostro piccolo contributo doni fiducia ai cittadini: che li permetta di avvicinarsi a noi e quindi allo Stato. Siamo al loro servizio, ma ci serve il loro supporto. Solo cosi su questa terra bellissima splenderà una luce nuova».

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