Il caso

Taranto, «tentata truffa e falso» per 14 cittadini cinesi: il pm chiede il processo

Le indagini della Squadra mobile

Sono 14 i cittadini di nazionalità cinese che ora rischiano di finire a processo con l’accusa di tentata truffa aggravata e falso in atto pubblico. Le indagini sono scaturite da alcune verifiche eseguite dall’Ufficio Immigrazione della Questura di Taranto sulle richieste di regolarizzazione di cittadini stranieri presenti sul territorio, facendo emergere false pratiche di assunzione di badanti per ottenere permessi di soggiorno ed erogazioni indebite dall’Inps. L’udienza preliminare con il giudice Francesco Maccagnano è fissata nelle prossime settimane: gli imputati, assistiti dagli avvocati Giuseppe D’Ippolito, Maria Pasano Longo e Ivan Zaccaria, sono accusati di aver partecipato nel 2020 al tentato raggiro ai danni dello Stato.

Secondo l’accusa erano loro, infatti, che venivano indicati nelle pratiche di emersione del lavoro irregolare come finti badanti al fine di conseguire quei permessi di soggiorno. Ma non solo. Come detto, attraverso queste false attestazioni, erano state presentate anche domande di indennità di maternità, disoccupazione e malattia.

Il quadro ricostruito dagli uomini della Squadra mobile aveva individuato, in particolare due soggetti per cui scattarono le manette nel luglio 2023. Ad essere arrestati furono infatti l’amministratore di sostegno di tutti i datori di lavoro che avevano presentato istanze di emersione dal lavoro nero per l’anno 2020 e il legale rappresentante di un’agenzia di badanti, che secondo la procura aveva ricevuto indebitamente e in più tranche sul suo conto corrente personale un’ingente cifra, sottratta dal conto corrente di suoi amministrati. Quasi 50mila euro il denaro che avrebbero percepito i due uomini e che era stato sottoposto a sequestro preventivo come indebita somma realizzata attraverso l’attività illecita.

L’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Antonio Natale aveva svelato un gruppo di istanze che sembravano avere un’unica regia: nelle richieste compariva infatti l’erronea indicazione della nazionalità dei lavoratori (Cina Repubblica Nazionale Taiwan anziché Repubblica popolare Cinese). Inoltre, in quasi tutte le domande, i presunti datori di lavoro avevano un’età avanzata oppure un deficit psicofisico.

Almeno 14 i fittizi e ignari datori di lavoro che avevano assunto altrettanti cittadini stranieri, Datori che per gli inquirenti altri non erano che i due uomini: per il gip che aveva firmato l’ordinanza di convalida dei fermi, infatti, i due tarantini avevano «manifestato una camaleontica capacità di dissimulare i propri intenti criminali, celandosi dietro le vesti di soggetti dediti ad attività connotate quasi esclusivamente da spirito filantropico e altruismo disinteressato».

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