Il consiglio di amministrazione della Fondazione Cittadella della Carità è stato sciolto. Con una pec inviata dall’arcivescovo di Taranto monsignor Ciro Miniero, il management della struttura sanitaria è stato congedato. A prendere il posto dell’ormai ex presidente Salvatore Sibilla sarà Giuseppe Straziota in rappresentanza del gruppo Neuromed. Lo rendono noto fonti sindacali.
Si profila dunque quanto dichiarato al Sepac, la task force regionale per l’occupazione, a fine gennaio. In quel frangente la delegazione di Neuromed, aveva fatto sapere che sarebbe stata disposta a rilevare almeno 51 per cento della intera fondazione, presentando al tribunale fallimentare la procedura di concordato preventivo. Con la promessa di salvaguardare l’occupazione dei circa 160 lavoratori e la missione morale della struttura sanitaria, fondata da monsignor Guglielmo Motolese.
Nominati dal vescovo nel nuovo consiglio di amministrazione anche Giuseppe Galeone e Luigi Cianciotta, che da poco si era dimesso dalla fondazione. Insomma, se Galeone è espressione della Soave Sanità del gruppo Neuromed, Cianciotta dovrebbe essere l’uomo della Curia.
Due milioni e mezzo di euro, invece, è la cifra che la Fondazione Cittadella della Carità deve ai suoi dipendenti per questi mesi di stipendi non pagati. Una somma che comprende i buoni pasto, la metà della tredicesima del 2023 e quella del 2024, oltre al premio produzione e agli stipendi mancanti. Un debito che la fondazione aveva programmato di pagare ai dipendenti in 12 rate a partire dal prossimo marzo. A questo si aggiungono i debiti con i fornitori, per un totale di 25 milioni di euro, con le ingiunzioni di pagamento già in atto.
Una mossa disperata, quella di monsignor Miniero per cercare di salvare la struttura sanitaria, che di fatto anticipa il Sepac. Nell’ultima riunione al tavolo barese, il presidente della task force Leo Caroli aveva lanciato un ultimatum: «60 giorni per saldare le retribuzioni mancati, altrimenti la Regione avrebbe provveduto alla revoca degli accreditamenti» necessari per tenere in piedi il nosocomio. Ma a scarseggiare in Cittadella sono anche i medici e non solo. Chiuso il reparto di Cardiologia, con tutta la strumentazione mancante, se fosse riallestito potrebbe essere un tassello importante per il futuro piano industriale della nuova fondazione.
In tutti questi mesi i sindacati, Fp Cgil e Cisl Fp di Taranto avevano, a più riprese, chiesto il commissariamento della Cittadella della Carità e si erano detti scettici per la mancanza di un piano industriale. Insomma, le prossime ore saranno decisive per comprendere il futuro della struttura sanitaria.
Durante l’ultimo incontro al Sepac i sindacati avevano chiesto un cambio di rotta in tempi brevi e nel rispetto delle prestazioni sul territorio e dei livelli salariali. Un passaggio veloce e indolore che salvaguardi non solo l’occupazione, ma che continui ad applicare il contratto nazionale per i dipendenti. «Perché a pagare – avevano detto i sindacalisti - non devono essere i lavoratori».