Il caso

Taranto, delitto Nardelli: trovata l’arma usata dal killer

Alessandra Cannetiello e Francesco Casula

È stata individuata dai poliziotti su indicazioni del 20enne Vuto

È stata ritrovata ieri mattina l’arma indicata dai killer di Mimmo Nardelli come quella utilizzata la sera del 26 maggio 2023 in via Cugini per sparare due colpi che uccisero il 62enne tarantino.

Gli agenti della Squadra mobile dopo alcuni giorni di ricerche sono riusciti a individuare il luogo all’interno di una villa di San Vito dove si trovava l’arma del delitto. Nell’ultima udienza del processo, era stato Aldo Christian Vuto, 20enne reo confesso del delitto, a indicare il luogo in cui avevano occultato l’arma utilizzata per l’agguato.

Dinanzi alla corte d’assise presieduta dal giudice Filippo Di todaro e a latere Loredana Galasso, il giovane aveva rilasciato dichiarazioni spontanee leggendo un breve testo mentre era in collegamento dal carcere: «Questa vicenda non mi fa dormire» aveva esordito per poi aggiungere i dettagli di quella sera spiegando di aver avuto paura perché pensava che Nardelli li avesse incontrati per aprire il fuoco davanti al bar “La voglia matta” di corso Italia. Una paura che poco dopo li avrebbe spinti a reagire: «Io presi una pistola e accompagnato da mio cugino Checco sullo scooter, raggiungemmo Nardelli Cosimo e, come l’ho visto, ho sparato quasi a occhi chiusi».

Il 20enne aveva poi sostenuto di essere profondamente pentito e, dopo aver provato a scagionare il cugino che guidava lo scooter aveva chiesto scusa ai familiari della vittima: «Sono stato un cretino, lo giuro in ginocchio. Mi dispiace». E infine come segno di collaborazione e pentimento, Aldo Vuto aveva indicato agli inquirenti presenti in aula il luogo in cui ritrovare l’arma del delitto: i primi sopralluoghi, tuttavia, non avevano prodotto risultati al punto che i poliziotti sono dovuti tornare anche nei giorni successivi. Ricerche vane fino a ieri mattina quando gli investigatori, secondo quanto appresso dalla Gazzetta, hanno localizzato un secchio bianco all’interno del quale era conservata l’arma. La pistola sarà ora inviata ai laboratori per una serie di analisi: innanzitutto la conferma che quella sia realmente la pistola utilizzata per uccidere Nardelli, ma poi anche per capire se in passato era già stata utilizzata per altri fatti di cronaca.

L’accusa di omicidio aggravato è contestata, oltre ad Aldo Cristian Vuto e a suo cugino Francesco detto “Kekko” anche ad altri due imputati. Per i pubblici ministeri Milto De Nozza e Francesco Sansobrino, il 44enne Paolo Vuto è ritenuto l’organizzatore dell’agguato mortale al 62enne, a Tiziano Nardelli, fratello della vittima, è contestata l’accusa di essere il mandante dell’assassinio mentre il 20enne Aldo Cristian Vuto, figlio di Paolo sarebbe come detto l’esecutore materiale del delitto e infine il 23enne Francesco Vuto, cugino di Paolo, è indicato come conducente dallo scooter su cui viaggiava il killer quella sera di maggio

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