la storia

Taranto, finge di essere morto per evitare una condanna: 43enne «risorge» in un carcere del Nord

FRANCESCO CASULA

L'imputato, in realtà, non solo non aveva perso la vita, ma era nuovamente stato arrestato e si trovava in cella nel Nord Italia con documenti falsi

TARANTO - «Procedimento estinto per la morte reo». Il documento è firmato dai funzionari della Corte d'appello di Taranto. Uno dei tanti processi chiusi a causa del decesso dell'imputato. Ma quell'imputato, in realtà, non solo non aveva perso la vita, ma era nuovamente stato arrestato e si trovava in carcere del Nord Italia.

Il protagonista è un tarantino di 43 anni, un personaggio tristemente noto alle forze dell'ordine. Il suo curriculum giudiziario era variegato, costellato di accuse di piccola entità. Furti, tentativi di rapine e altre reati minori che tuttavia insieme aveva portato a un cumulo pena di due anni. E così, per evitare di finire in cella, aveva anche pensato di provare a collaborare con la giustizia: aveva quindi reso delle testimonianze al pubblico ministero facendo nomi di complici che con lui era stato coinvolti in alcuni episodi. Ma quella strada non aveva portato i frutti sperati, ma il 43enne non si era perso d'animo e aveva provato ad avviare le pratiche per l'affidamento ai servizi sociali. Ed è qui che qualcosa va terribilmente storto.

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