BARI - Il riavvio dell’Altoforno 1 dell’acciaieria di Taranto ha richiesto un aggiornamento dei lavori della Commissione Ambiente della Regione Puglia. Così il presidente della stessa, Michele Mazzarano, ieri ha convocato le audizioni delle parti interessate. In aula c’erano anche i rappresentanti di Asl, Arpa, Ispra, e delle organizzazioni sindacali.
Mazzarano ha sintetizzato che «la vicenda presenta delle divergenze e non può essere sottovalutata la preoccupazione che ha generato questa novità nella popolazione tarantina. Si tratta di un dossier complicatissimo che contiene varie istanze - ha spiegato -: la tutela dell’ambiente, quella della salute e la salvaguardia del lavoro. Tutte di pari dignità e rilevanza. Comprensibili le preoccupazioni derivanti dal cronoprogramma che immagina al 2027 l’entrata in funzione di i due forni elettrici. Legittime le preoccupazioni dei sindacati che valutano un male necessario la ripartenza quale unica strada per la transizione ecologica. Così come importante è verificare se si potrà abbattere il livello cassintegrazione. L’Ilva – ha concluso Mazzarano – da sempre rappresenta interessi divergenti e spesso contrapposti e la politica dovrebbe provare a fare sintesi».
«Ho già espresso la mia contrarietà su questa ripartenza dell’altoforno 1 - ha dichiarato l'assessora all’Ambiente della Regione Puglia, Serena Triggiani -, una ripartenza non sostenibile e non in linea con tutti i processi che sono voluti e cercati dalla Regione Puglia e che sono indicati nelle azioni di governo regionale. Sapete che siamo in aggiornamento sul piano energetico-ambientale, che a breve passerà in Giunta, e il primo obiettivo è la decarbonizzazione. Noi insistiamo per la decarbonizzazione, ma non c'è un piano industriale che concretamente parli di questo. L'altoforno 1 - ha proseguito - sta funzionando da poco, ma da un punto di vista ambientale è tenuto sotto controllo» perché ci sono «controlli giornalieri continui» da parte di Arpa Puglia. «Bisognerà capire se la valutazione sanitaria sarà in linea con la sentenza della Corte di giustizia europea. L’Aia ministeriale dovrà per forza tenere conto dell’impatto sanitario» ha concluso Triggiani.
Chiamata in causa, Arpa Puglia ha risposto con il suo direttore scientifico, Giuseppe Campanaro: «abbiamo fatto una ricognizione, dalla data di riavvio di Afo1 e non abbiamo rilevato alterazioni significative negli andamenti delle concentrazioni dei principali parametri. Dovremo continuare ad osservare quello che succede, saranno organizzate attività di controllo sul campo. Il siderurgico è il più controllato d’Italia» ha concluso Campanaro.
Secondo Lucia Bisceglia di Aress Puglia, «c'è una riduzione complessiva dell’impatto» dell’ex Ilva sulla città di Taranto ma c'è comunque la «persistenza di rischio sanitario, per la popolazione residente al quartiere Tamburi. In questa fase noi stiamo contribuendo ad esaminare la documentazione che il gestore sta producendo, una grande novità nel ragionamento sul futuro dello stabilimento».
Per Francesco Rizzo dell’Esecutivo confederale Usb «la strada da percorrere è quella della legge speciale per Taranto, affinché tenga insieme le garanzie per il lavoro (diretti, appalto ed Ilva in As), il riconoscimento dell’amianto e del lavoro usurante, gli incentivi all’esodo, i lavori di pubblica utilità».
Ignazio De Giorgio della Fiom Cgil di Taranto ritiene «incomprensibile la presa di posizione delle istituzioni locali e regionali rispetto all’avvio dell’Afo1: il piano di ripartenza non servirà certamente a farci tornare alla produzione al carbone, ma al contrario sarà necessario per garantire la transizione ecologica dentro un processo di vendita internazionale che riguarda il gruppo di Acciaierie d’Italia».
Per il capogruppo del M5s in Consiglio regionale pugliese, Marco Galante «la cerimonia per la riapertura dell’altoforno è stata una mancanza di rispetto per Taranto, oltre che una presa in giro fatta solo per convincere i possibili acquirenti, dal momento che tra pochi mesi Afo1 sarà fermato per lavori al crogiolo».