TARANTO - I magistrati onorari Martino Giacovelli e Alberto Cassetta, costituiti parte civile nel processo Ambiente svenduto con i veleni dell’ex Ilva di Taranto, erano in servizio al momento in cui è stato commesso il reato contestato ai Riva e agli imputati e quindi il giudice competente a decidere sulla questione è quello di Potenza. È quanto in estrema sintesi scrive la Corte d’assise d’appello di Taranto nelle motivazioni con le quali hanno annullato la sentenza di primo grado e trasferito il procedimento penale ai giudici lucani. Nelle 30 pagine depositate nelle scorse ore, infatti, la corte presieduta dal giudice Antonio Del Coco ha accolto la richiesta degli avvocati Pasquale Annicchiarico e Luca Perrone evidenziando una sentenza della Corte costituzionale del 2013 ritenendo «ragionevole – si legge nella sentenza - la regola che dispone l’applicazione della disciplina ordinaria in materia di competenza nel caso di persone ormai prive di funzioni giudiziarie non in ogni caso ma soltanto al momento della commissione del fatto». La corte di primo grado, invece, aveva fatto riferimento al momento di costituzione nel processo, avvenuta nel 2016 e cioè quando i due giudici avevano ormai cessato le loro funzioni, ma per i magistrati di secondo grado «contrariamente agli assunti della Corte di Assise, ciò che più conta é la sussistenza della qualifica soggettiva al momento del fatto, o successivamente ad esso nel momento in cui pende il procedimento, essendo irrilevanti i suoi mutamenti successivi».
«Martino Giacovelli – si legge ancora nel documento - aveva esercitato le funzioni di giudice di pace dal 1994 al 2015 e si era costituito parte civile dinanzi alla Corte di Assise di primo grado, all’udienza del 17.5.2016, chiedendo il risarcimento dei danni causati ad un suo terreno, situato nelle immediate vicinanze dei parchi minerali e dell’area a caldo dello stabilimento Ilva, dall’immissione nell’aria di fumi e di polveri contenenti, certamente, diossina e benzopirene. In precedenza, lo stesso Giacovelli, con atto notificato il 21.10.2010, aveva diffidato e messo in mora Ilva spa., stigmatizzando gli effetti dannosi dello sversamento in atmosfera di gas nocivi». Mentre Alberto Cassetta «aveva ricoperto il ruolo di componente esperto presso la sezione agraria del Tribunale di Taranto, dal 1981 al 2005, e anch’egli si era costituito parte civile all’udienza del 17.5.2016».
Per la Corte d’assise d’appello però poiché i reati contestati vanno dal 1995 al 2012 e quindi nel periodo in cui entrambi erano in servizio, motivo per cui il procedimento doveva essere valutato fin dall’inizio da Potenza. Sentenza annullata, quindi e l’intero procedimento ripartirà dall’udienza preliminare.