TARANTO - Dovrà ricominciare da zero e a Potenza il processo «Ambiente svenduto» sulle emissioni velenose dell’ex Ilva che in primo grado aveva portato a 26 condanne nei confronti della famiglia Riva, ex proprietaria della fabbrica, dei dirigenti e di alcuni esponenti della politica locale e regionale. Lo ha deciso la corte d’assise d’appello di Taranto che ha accolto le richieste dei difensori di spostare il procedimento penale nel capoluogo lucano poiché i giudici tarantini, anche quelli togati e popolari che hanno emesso la sentenza di primo grado, sono da considerare come «parti offese» del disastro ambientale cioè vittime dello stesso reato che sono stati chiamati a giudicare.
Gli avvocati difensori, Giandomenico Caiazza, Pasquale Annichiarico e Luca Perrone nelle prime udienze in corte d’appello avevano evidenziato come molti magistrati vivano negli stessi quartieri in cui risiedono numerose vittime che in primo grado hanno ottenuto il risarcimento.
Non sono evidentemente bastate le repliche dell’accusa che con i pubblici ministeri Raffaele Graziano, Giovanna Cannarile e Remo Epifani che, insieme con il procuratore generale Mario Barruffa, avevano ricordato come una recente sentenza della Cassazione abbia espressamente chiarito che è da considerare parte di un processo chi sceglie di attivare un’azione di diritto: nessuno dei magistrati di Taranto lo ha fatto e quindi non essendo parte del procedimento penale non vi sono i presupposti perché il processo venga spostato.
Sentenze azzerate, quindi e la maxi inchiesta sul disastro ambientale generato dalla fabbrica rischia ora di finire nel calderone dalla prescrizione.
Vincenzo Fornaro - agricoltore
Margherita Calderazzi - Slai Cobas
Alessandro Marescotti - Peacelink
IL COMMENTO DI LEGAMBIENTE: «INGIUSTIZIA È FATTA»
«E' una decisione sconvolgente: ingiustizia è fatta. Ovviamente occorrerà leggere le motivazioni della sentenza, ma la sostanza è che si ricomincerà tutto da capo, che una buona parte dei reati è già prescritta, che altri reati andranno in prescrizione nel corso del nuovo processo e che chissà quando vedremo una sentenza definitiva». Lo dichiarano Stefano Ciafani, Daniela Salzedo e Lunetta Franco, rispettivamente presidenti nazionale, regionale e tarantino di Legambiente, commentando la decisione della sezione distaccata di Taranto della Corte d’assise d’appello di Lecce che ha annullato la sentenza di primo grado del processo Ambiente Svenduto, disponendo il trasferimento a Potenza.
«La gravità di ciò che è avvenuto a Taranto - aggiungono - non è messa in discussione dalla sentenza di oggi che riguarda solo aspetti procedurali. Legambiente si costituirà con i suoi legali Eligio Curci e Fulvio Saracino quale parte civile anche nel nuovo processo a Potenza, in nome del popolo inquinato di Taranto».
PARLA MELUCCI: «C'È TANTA AMAREZZA»
«Accolgo con profonda preoccupazione ed amarezza la decisione della Corte d’Assise d’Appello di trasmettere gli atti del processo Ambiente svenduto al Tribunale di Potenza. Questo procedimento, che rappresenta una delle pagine più dolorose e significative della nostra storia recente, che deve essere considerato un simbolo della lotta della nostra comunità per la giustizia ambientale e la tutela della salute pubblica, torna interamente in discussione con il pericolo che la prescrizione possa cancellare buona parte dei reati». Lo afferma il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci.
«La sentenza di primo grado, che - prosegue - aveva visto la condanna di 26 imputati, fra imprenditori, politici e manager dell’Ilva per il disastro ambientale che sarebbe stato causato dalla produzione industriale dello stabilimento siderurgico, era stata un passo fondamentale verso il riconoscimento delle responsabilità e la riparazione dei danni subiti dalla nostra città. Una città che sta ancora faticosamente, ma con orgoglio, cercando di svincolarsi da una monocultura industriale che ha fatto il suo tempo». «Una città - insiste - che sta affrontando un processo di transizione ambientale ed economica che è divenuto ineludibile, ma che rischia di fare ancora i conti con un passato che ritorna».
«Ribadisco il mio impegno e quello dell’amministrazione comunale - conclude Melucci - nel continuare a lavorare affinché le famiglie e i cittadini di Taranto vedano tutelato il diritto a un ambiente sano e sicuro».