La situazione

Università, a Taranto ottima l’offerta, ma la città (per ora) è bocciata

Valentina Castellaneta

La parola ai fuorisede: «Distanze troppo elevate e servizi carenti»

TARANTO - Ottima l’offerta accademica, ma le distanze a volte appaiono insuperabili. Taranto è una città molto estesa e troppo lontane a volte sono le sedi universitarie dislocate nei vari quartieri: questo per gli studenti è un problema.

Se la città vecchia gode del chiacchiericcio degli studenti di Giurisprudenza, che frequentano le lezioni nell’ex caserma Rossarol e nella centralissima piazza Ebalia si ritrovano gli studenti di Medicina e dal prossimo ottobre anche di Farmacia, per gli iscritti di Economia bisogna arrivare al quartiere Salinella. E non è tutto. Le lezioni sono fra Palazzo Amati e San Vito se si è uno studente di Scienze ambientali oppure Servizi delle attività marittime. Paolo VI ospita invece la sede distaccata del Politecnico e la Cittadella della Carità le aule per Scienze infermieristiche, Fisioterapia e Tecnico della Prevenzione ambientale e nei luoghi di lavoro.

«La Taranto universitaria va scissa in due dimensioni: la prima legata alla didattica che ha un livello qualitativamente alto, poi però c’è la dimensione cittadina». Francesco Potì è un ricercatore alla Facoltà di Giurisprudenza di Taranto, dove si è laureato qualche anno fa. «Non esiste una città universitaria. Non c’è una dimensione che riguarda gli spazi extra universitari, i luoghi d’incontro dei giovani, la progettazione di una città a prova di studente, con servizi di mobilità e alloggio adeguati. Ecco in questa seconda dimensione Taranto è fortemente carente per vari motivi: secondo me l’amministrazione non è stata così lungimirante da effettuare il cambiamento nelle politiche giovanili e infrastrutture dedicate ai giovani. Io che vivo l’università da 10 anni non noto cambiamenti se non in peggio». Eppure anche questo influisce notevolmente sul numero delle iscrizioni. «Taranto – aggiunge - da questo punto di vista non è attrattiva. Nella questione mobilità c’è anche la strada che viene fatta a piedi. Vivere l’università come centro di aggregazione con poli sparsi in tutta la città non è possibile». Antonella La Grotta non vede l’ora che riapra la biblioteca di Economia, chiusa da ottobre a causa di problemi strutturali. «Stanno facendo i lavori – afferma - ma sono passati mesi. Per il resto l’università di Taranto è ottima».

Il corso per Tecnico della Prevenzione ambientale e nei luoghi di lavoro, invece, si svolge nelle aule della Cittadella della Carità, gli studenti sono circa 15 per anno e lamentano aule poco idonee. «Non c’è l’aria condizionata – lamenta Luca, studente lavoratore – spesso per seguire le lezioni siamo costretti a guardare tutti dallo schermo del docente, perché non c’è un proiettore. Ultimamente è venuta a mancare anche un po’ di pulizia». I mezzi di trasporto sono un problema per i pendolari, soprattutto per chi studia fuori dal centro. Andrea per arrivare al Politecnico è costretto a prendere 2 autobus.

Eppure i servizi per gli studenti sono tanti, lo sanno bene i fuori sede. Ci sono varie mense dedicate agli studenti, una si trova nella sede della facoltà di Economia ed è aperta a pranzo e a cena. L’Adisu offre anche il servizio di consegna, così che gli studenti fuori sede possano ritirare il pasto della mensa o delle strutture convenzionate in un punto d’incontro. «Attualmente a Taranto – racconta la studentessa Vanessa Quero, consigliera dell’Adisu – sono 40 gli studenti fuori sede vincitori di alloggio. Alcuni vivono in appartamenti, con la modalità della residenzialità, altri sono stati collocati presso la struttura convenzionata. Diventare una città universitaria? Ci stiamo lavorando».

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