MARTINA FRANCA - La grotta di Nove Casedde a Martina Franca custodisce una delle prime testimonianze di protospeleologia italiana risalente al XVI secolo.
La ricerca archivistica ha permesso di identificare con certezza due dei tre autori dell'iscrizione, personaggi influenti della società dell’epoca in area tarantina, mentre il terzo nome è ancora incerto, quest’ultimo si chiamava Cristoforo Caraglia o forse Castagna, non si sa bene.
I risultati di questo studio, condotto dai soci del Gruppo Speleologico Martinese, gli archeologi Cristina Comasia Ancona e Roberto Rotondo, sono stati presentati giovedì scorso a Roma durante il primo Convegno internazionale Graffiti in Italy and beyond (7th-16th c.) nell'ambito del progetto ERC-2020-AdG Graff-IT organizzato dall'Università degli Studi 'G. d'Annunzio' di Chieti - Pescara.
I due personaggi di cui si conosce con certezza l’identità, invece, sono l’erudito Diogene Galeone e il suddiacono Angelo Bucci, entrambi cittadini di Grottaglie, che avevano inciso sulla parete calcarea del luogo più profondo e angusto della cavità la data (8 giugno 1525) e i loro nomi, definendosi alla fine “abili esploratori della grotta”.