TARANTO - Il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti ha scritto al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin per segnalare «un preoccupante picco di benzene rilevato alle ore 2» della scorsa notte nel quartiere Tamburi di Taranto, a ridosso dello stabilimento siderurgico ex Ilva.
La centralina Arpa di via Machiavelli, osserva l'ambientalista, «ha registrato un valore di 61 microgrammi per metro cubo come media oraria, ben al di sopra del valore di soglia di 27 microgrammi a metro cubo adottato come riferimento dalla comunità scientifica e dallo stato della California. Nella nostra normativa purtroppo non vi sono valori di soglia per i picchi di benzene».
Marescotti ricorda che «il benzene è una sostanza cancerogena certa, che può provocare leucemie e altri gravi problemi di salute. La sua presenza in concentrazioni così elevate desta grande preoccupazione per la salute dei cittadini di Taranto, in particolare dei residenti del quartiere Tamburi, già gravati da una situazione di inquinamento atmosferico cronico».
Il presidente di Peacelink aggiunge che «non è la prima volta che si verifica un picco di benzene a Taranto: nel 2023 sono stati registrati più picchi di benzene che in tutti i dieci anni precedenti. Questo dato evidenzia che c'è qualcosa che non va e che sono necessari interventi urgenti per tutelare la salute dei cittadini. Alla luce di quanto sopra, chiedo un’indagine approfondita per accertare le cause del picco di benzene di oggi e individuare i responsabili».
Marescotti sollecita infine «l'adozione di misure immediate per ridurre l’inquinamento atmosferico a Taranto, in particolare nel quartiere Tamburi» e «la chiusura dell’impianto da cui si sono originati i picchi in questione, con l’obiettivo di tutelare la salute dei cittadini».
Intanto domani gli autotrasportatori dell’indotto ex Ilva aderenti a Casartigiani Taranto annunciano la ripresa dell’assemblea permanente davanti alla portineria C dello stabilimento Acciaierie d’Italia fino a venerdì 22 marzo, con sit-in dalle 6.30 alle 19. Non è bastato l’annuncio di Sace, che ha annunciato nei giorni scorsi di aver attivato due linee di credito: 100 milioni per i commissari di AdI e 120 per i fornitori. Gli stessi autotrasportatori erano già stati in presidio davanti alla portineria del Siderurgico dal 2 gennaio al 12 febbraio scorsi.
«Le aziende - sottolinea Casartigiani - sono giunte al limite della sopportazione. A complicare ulteriormente lo stato di salute di quest’ultime, oltre al mancato pagamento dei crediti, si aggiunga anche gli avvisi di fermo amministrativo dall’Agenzia delle entrate». Una situazione «ormai allo stremo - aggiunge l’associazione - in cui gli autotrasportatori hanno le mani legate, perché se da un lato avanzano ancora liquidità, dall’altro non possono più far fronte ai pagamenti. Criticità che Casartigiani sta denunciando da tempo e a oggi sembrerebbero ancora inascoltate».
Venerdì scorso Casartigiani e le associazioni Aigi e Confapi hanno scritto ai commissari dell’amministrazione straordinaria di Acciaierie, Quaranta, Fiori e Tabarelli, e al nuovo direttore generale Cavalli, chiedendo di «essere convocati con urgenza al fine di definire ogni dettaglio in merito» al ristoro dei crediti maturati e ai nuovi ordini di lavoro.