L'intervista

Taranto, parla Abbate, consigliere che ha «tenuto in vita» Melucci: «Lo rifarei 10mila volte»

Fabio Venere

L'attacco: «Quanta ipocrisia, andava sfiduciato in aula. «Sono un uomo libero che non si piega alla volontà di Michele Emiliano e che non subisce i giochetti del Pd o di Bitetti. Per questo, ho fatto saltare il banco e ne sono contento»

TARANTO - Consigliere Luigi Abbate, non firmando dal notaio e salvando Melucci, è stato travolto dagli insulti via social. Ora, a 48 ore di distanza, si è reso conto di aver fatto una figuraccia?

«Comprendo l’amarezza e forse anche la delusione del mio elettorato che, lo ammetto, è stato spiazzato dalla mia decisione».

Se potesse tornare indietro?

«Rifarei tutto altre diecimila volte».

Eppure, in questi venti mesi di consiliatura, è stato il più ferreo oppositore di Melucci. Cosa l’ha fatta cambiare idea?

«Ero pronto a turarmi il naso e ad aggiungere la mia firma accanto a chi, politicamente ipocrita, ha sostenuto Rinaldo Melucci per sette anni e che ora voleva rifarsi una verginità politica. Poi, però, davvero non ce l’ho fatta».

E per quale motivo?

«Sono un uomo libero che non si piega alla volontà di Michele Emiliano e che non subisce i giochetti del Pd o di Bitetti. Per questo, ho fatto saltare il banco e ne sono contento».

Evidentemente, non conosce il principio filosofico dell’eterogenesi dei fini. In sostanza, ci si può unire partendo da posizione diverse per raggiungere lo stesso obiettivo. Lei voleva staccare la spina a Melucci o no?

«Sì, ma in aula. Non a caso, sono stato il primo firmatario della mozione di sfiducia che, se fosse stata approvata, avrebbe mandato il sindaco di Taranto a casa. Quel giorno, però, Bitetti c’era ma la capogruppo di “Con”, Stefania Fornaro, insieme al resto della maggioranza ha fatto mancare il numero legale. Se fosse stata presente, invece, avremmo chiuso il discorso già quel giorno».

A proposito dei social, in Rete, sono circolati alcuni mandati di pagamento di Kyma Ambiente (l’ex Amiu) in suo favore. Dica la verità: per questo, non ha fatto cadere Melucci?

«Ma non scherziamo. Chi ha scritto su Facebook una cosa simile verrà querelato. Si tratta di compensi per la mia attività professionale, destinati alla mia agenzia di comunicazione, ricevuti nei mesi scorsi ma riferiti al 2021. E, all’epoca, non ero neppure consigliere comunale. Praticamente l’Amiu mi ha pagato con due anni di ritardo».

Altre indiscrezioni, la danno come possibile nuovo presidente del Consiglio comunale nel caso in cui dodesse essere sfiduciato Piero Bitetti (Con). Presidente Abbate poi suona anche bene. Che ne dice?

«Resto a fare il consigliere comunale e non accetto né per me e neppure per persone a me vicine assessorati o posti nelle aziende partecipate. Io al posto di Bitetti? Non credo e poi sfiduciarlo non è semplice, servono motivazioni giuridiche non solo politiche e, infine, soprattutto ci vogliono 20 voti».

Ma ora come pensa di fare opposizione ad un sindaco che ha salvato?

«Riprenderò tra qualche giorno, andando in giro per le strade della città. E, come al solito, raccoglierò con il mio microfono e la telecamera le lamentele dei cittadini e cercherò, questa volta, magari di non limitarmi alle segnalazioni, ma di risolverei problemi confrontandomi con i tecnici degli uffici comunali».

“Rifarei quello che ho fatto altre diecimila volte”, ha appena dichiarato. È sicuro di non dover chiedere scusa a nessuno? Ai suoi elettori, ad esempio?

«I miei elettori, dopo un iniziale disorientamento, capiranno. Sì, in effetti, c’è solo una persona a cui devo chiedere scusa».

A chi?

«Al consigliere Massimo Battista con cui ho condotto tante coraggiose iniziative politiche e che, nonostante i suoi problemi di salute, si è recato dal notaio per dimettersi con l’obiettivo di sciogliere in anticipo il Consiglio comunale. Avrei dovuto avvisarlo e comunicargli prima la mia decisione. Temevo di deluderlo e, sbagliando, non l’ho fatto. Gli chiedo ancora scusa».

Il suo clamoroso gesto potrebbe porre fine alla sua carriera politica. Abbate, ha calcolato questo rischio?

«Premettendo che nessuno si sogni ora di accusarmi anche di apologia di fascismo e ribadendo peraltro che mi ritengo un antifascista, citerò una frase attribuita a Mussolini. E quindi, se questa mia scelta dovesse davvero essere la pietra tombale sul mio futuro politico, preferisco vivere un giorno da leone che cento anni da pecora».

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