Il fatto
Taranto, la storia di Valentino: paralizzato per una caduta, scatta la battaglia per tornare a vivere
A maggio 2020 è caduto da una scala mentre faceva lavori a Fragagnano e da quel giorno mamma Anna cerca la verità per il figlio
TARANTO - Sono passati tre anni e la mamma di Valentino Schiavone non sa ancora cosa sia accaduto. Sono tre anni che suo figlio non parla ed è bloccato su una sedia a rotelle e lei non riesce a capire la dinamica dell’incidente. Era l’undici maggio del 2020, giorno in cui è caduto da una scala, mentre faceva dei lavoretti in un’abitazione, nel suo paese Fragagnano. Un incidente improvviso a seguito del quale l’uomo è entrato in uno stato di incoscienza dovuto ad un gravissimo trauma cranico con edema celebrale diffuso, che ha reso necessario un intervento di neurochirurgia e di cranio plastica. «Passavano i giorni – racconta sua mamma, Anna Carmela Nardelli – e Valentino non si sveglia». L’emergenza sanitaria durante la pandemia da Covid 19, non ha aiutato la ripresa del ragazzo, ridotto all’ombra di se stesso. Dopo una serie di interventi viene spostato a San Giovanni Rotondo per la riabilitazione. Nonostante tutti gli sforzi è rimasto intrappolato in un corpo che non si muoveva e non parlava, chiuso in posizione fetale e pieno di piaghe da decubito.
È partita così una raccolta fondi a cui partecipano tutti i suoi concittadini. Una gara di solidarietà ha finanziato una cura in Spagna che lo ha riportato in vita. «Siamo stati a Teo a Curuna – dice la mamma – vicino Santiago de Compostela. Nel centro sanitario Foltra, ha seguito una terapia farmacologica e una riabilitazione: lo hanno curato a 360 gradi, ha fatto logopedia e neuro stimolazione». Valentino ha così iniziato lentamente a riprendersi. Ha perfino ricominciato a mangiare la pizza, mentre prima era alimentato tramite sondino.
Oggi ha 42 anni ed è «una forza della natura» come lo definisce sua mamma, «che combatte giorno per giorno per riprendersi quanto ha perso. È rimasto un gigante buono».
Da un mese e mezzo è tornato a casa, dove ha trovato una sua libertà «e questo mi riempie il cuore di gioia – dice commossa – perché per i medici era spacciato e invece abbiamo vinto noi». A Fragagnano, nonostante la sedia a rotelle, esce e va in giro con familiari e amici. Si innervosisce però, perché non riesce ancora a sostenere una conversazione. Avrebbe bisogno di tornare alla sua terapia in Spagna, ma le cure sono costose. «Abbiamo ancora un lunghissimo cammino da fare – afferma Anna Carmela – visite mediche e terapie. I cittadini di Fragagnano sono stati già molto gentili e generosi. Ci hanno voluto bene. Ma non riesco a chiedere altri soldi per sostenere le sue cure».
La raccolta fondi su Gofundme che gli ha permesso di curarsi, è ancora aperta per chi volesse aiutare Valentino, perché la battaglia non è ancora terminata. Anna Carmela spiega che nella cura di un disabile, bisogna lottare ogni giorno con i piccoli problemi quotidiani: barriere architettoniche e carenza di alcune figure mediche, sono i suoi ostacoli giornalieri. «Ho chiesto all’Asl - racconta - di poter portare Valentino in un centro con un logopedista o dove possa fare la neuro stimolazione. Ma mi forniscono solo la fisioterapia tre volte a settimana che, nelle sue condizioni e con la sua osteoporosi, non è abbastanza. Ha bisogno di stimoli tutti giorni a cui provvediamo noi pagando un privato, ma non ci sono logopedisti e lui ha la necessità di progredire».
Ha ripreso a canticchiare Valentino, ma non riesce a parlare abbastanza bene per rivelare, finalmente, quello che gli è successo quell’undici maggio del 2020.