Il caso
Taranto, sospesa la responsabilità genitoriale alla georgiana che abbandonò il neonato
Madre e figlio restano comunque insieme in una casa protetta. Ora ci sarà anche un tutore
TARANTO - Il tribunale per i minorenni di Taranto ha sospeso la responsabilità genitoriale alla donna georgiana che il 12 agosto scorso, poco dopo il parto, aveva abbandonato il figlio vicino ai cassonetti di via Pisanelli, nel centro di Taranto.
La decisione dei magistrati è giunta nei giorni scorsi dopo la richiesta formulata dal pubblico ministero Maria Stefania Ferrieri Caputi che, insieme al procuratore per i minorenni Pina Montanaro, sta seguendo la vicenda. Al momento, tuttavia, il piccolo Gabriele – nome che la donna ha scelto per il bambino dopo averlo riabbracciato e dopo aver ottenuto il riconoscimento – resta con la madre: entrambi si trovano in una località protetta e sono seguiti dai servizi sociali. All'equipe di esperti, ora, si aggiunge anche il tutore del piccolo Gabriele nominato dal tribunale: un atto dovuto proprio come conseguenza della sospensione della responsabilità.
Ieri mattina, però, accompagnata dal suo legale Francesco Zinzi, la donna è stata ascoltata dai giudici e ha fornito la sua versione dei fatti: ha raccontato le sue paure e parte della sua vita che finora era rimasta sconosciuta. Ha ripercorso quei momenti in casa dell'anziana donna in cui ha partorito da sola e poi ha deciso di lasciare il suo bambino avvolto in una coperta all'interno di un sacchetto con accanto un orsacchiotto. Ed è proprio su questa scelta che la donna ha voluto precisare alcuni aspetti fondamentali.
Ha spiegato di essere uscita da un matrimonio violento: il marito, con il quale la donna aveva avuto una bambina, era stato per lei un compagno terribile. Non solo l'aveva picchiata, ma le avrebbe anche puntato un coltello. Da quella relazione finita male, la donna aveva provato a ricostruirsi una vita: la sua speranza era stato un coetaneo, un uomo di cui si era innamorata. Quando però ha scoperto di essere incinta, quel 24enne l'ha messa di fronte a una scelta drammatica: abortire o chiudere la relazione.
E di qui sarebbe nata la decisione di raggiungere l'Italia: un viaggio di migliaia di chilometri per continuare la gravidanza. Ma quando il tempo del parto è arrivato è sopraggiunta in lei una nuova paura: quella della reazione del suo Paese. Ai magistrati ha spiegato che non sono pochi in Georgia i casi di linciaggio verso le donne e soprattutto verso i bambini nati fuori dal matrimonio. Un turbine di terrore che l'ha portata alla decisione di quel 12 agosto: allontanare da sé il piccolo per evitargli un futuro difficile.