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Spari dal balcone a Taranto la notte di Capodanno, poliziotto condannato

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Spari dal balcone a Taranto la notte di Capodanno, poliziotto condannato

Nel 2017 il nipote usò la pistola d’ordinanza lasciata incustodita per esplodere numerosi colpi

Mercoledì 17 Maggio 2023, 13:28

TARANTO - È stato condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione un poliziotto tarantino in servizio a Pescara coinvolto nell’indagine sugli spari che nelle notte di capodanno tra il 2017 e il 2018 colpirono il parabrezza dell’auto di una donna parcheggiata in via Argentina a Taranto.

Furono i colleghi della Squadra mobile, il giorno dopo i festeggiamenti per il nuovo anno, a ricostruire i fatti e individuare i «pistoleri»: a impugnare le armi, una pistola e un fucile, furono infatti il nipote del poliziotto, anche lui condannato alla stessa pena, e un altro soggetto che invece è stato giudicato con rito abbreviato.

Tutto, come detto, iniziò il 1 gennaio 2018 quando i poliziotti furono allertati dalla chiamata al 113 di una donna che denunciava la presenza di fori sul parabrezza della sua auto: colpi che avevano tutta l’aria di essere stati provocati da un’arma da fuoco. Un sospetto confermato quando gli agenti giunsero sul posto e si accorsero che intorno ai veicolo erano presenti anche numerosi bossoli. Gli investigatori riuscirono anche a recuperare un video che mostrava due soggetti su un balcone nelle vicinanze dell’auto mentre sparavano con una pistola e un fucile. I poliziotti decisero così di effettuare una perquisizione nell'appartamento indicato e qui ritrovavarono sulla credenza della cucina una pistola calibro 9, esattamente uguale alla loro. La semplice analisi della matricola consentì di identificare il loro collega.

Su quel balcone, però, trovarono una sorta di campo di battaglia: tre bossoli esplosi dall’arma del collega, altre 50 cartucce con calibro 12 a pallini presumibilmente sparate da un fucile e una cartuccia esplosa con un calibro 7 e 65. Infine notarono che la parete dell'abitazione di fronte - distante circa 4 o 5 metri - era segnata da diversi fori provocati da colpi di arma da fuoco.

Le testimonianze raccolte consentirono di ricostruire poi quanto accaduto. Il poliziotto era arrivato la sera precedente intorno alle 20 a casa della cognata per partecipare al cenone di Capodanno e aveva nascosto l’arma in un mobile dello stanzino. Durante la serata, però, una caduta lo aveva costretto ad andare a letto prima della mezzanotte quando il nipote e un terzo ospite avevano imbracciato prima il fucile e la pistola calibro 7 e 65 e poi, all’insaputa dello zio, anche la sua pistola d’ordinanza. Da quel balcone, insomma, è partita una vera e propria pioggia di fuoco che fortunatamente non ha provocato feriti. Per i giudici che hanno celebrato il processo, il poliziotto «ha lasciato incustodita l'arma, consapevole del fatto che chiunque» avrebbe potuto trovarla. Non solo. I colpi d'arma da fuoco secondo i magistrati «sono stati sicuramente percepiti dal poliziotto che quindi sarebbe potuto intervenire per interrompere il susseguirsi degli eventi».

Pur non avendo sparato, insomma, l’agente è stato considerato concorrente nel reato di danneggiamento all’auto.

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