TARANTO - «Qui alla facoltà di Medicina di Taranto non manca niente, tranne i professori». Lo denunciano gli studenti del prestigioso Palazzo dei Saperi, come è stata ribattezzata l’ex sede della Banca d’Italia, nella centralissima piazza Ebalia, che dal 2021 ospita la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. I giovani universitari sono alle prese con un incredibile paradosso che di fatto sta violando il loro diritto allo studio. La sede, in realtà, è superattrezzata. Ci sono aule spaziose e idonee, laboratori ben allestiti, materiali adatti per la didattica e per le esercitazioni pratiche. Ma, come denunciano i rappresentanti universitari, non ci sono tutti i docenti.
«Vengono aperti bandi gratuiti - fanno sapere gli universitari della facoltà di Medicina di Taranto - indirizzati ai docenti che dovrebbero venire da Bari a Taranto rimettendoci anche i costi di trasporto. E, chiaramente, come è più che comprensibile, questi bandi vanno per la maggior parte deserti». Quei pochi prof che si “offrono” di fare lezione nella sede di piazza Ebalia sono, sempre a detta dei rappresentanti universitari, medici o professionisti impegnati a Taranto in altre attività. Per questo, pur facendo enormi sacrifici, riescono a garantire un determinato numero di ore di docenza che, però, a quanto pare, non è sufficiente a coprire tutti gli insegnamenti e per tutta la durata prevista.
Inevitabili le conseguenze. «Il nostro diritto allo studio viene negato. Nel momento in cui mancano i prof, infatti, è ovvio che non possiamo neanche andare avanti con gli esami, pur continuando a pagare regolarmente le tasse, e, di riflesso, non possiamo partecipare ai bandi per le borse di studio». Intanto, nel momento in cui i bandi gratuiti rivolti ai prof vengono disertati, da Bari provvedono ad emanarne di nuovi. Questa volta a pagamento. Problema risolto? «Niente affatto - spiegano gli studenti - perché questi bandi a titolo oneroso non ottengono l’attenzione sperata. Sono in pochi a parteciparvi per la scarsa chiarezza con cui vengono indicati i requisiti necessari, che potrebbero dare l’opportunità di insegnare anche a professionisti esterni, anche non medici, i quali però si scoraggiano di fronte alla difficoltà di rientrare e dunque non presentano neanche domanda di ammissione al concorso. Anche in questo caso, dunque, ci sono delle evidenti difficoltà a reperire tutti i docenti che occorrono».
Ad avere la peggio sono alcuni insegnamenti, tra l’altro tra i più determinanti all’interno del piano di studi: «Fisiologia è un corso con un numero elevato di cfu (i cosiddetti crediti formativi universitari, ndr) e dunque con molte ore di lezione. Ma finora non è stato possibile coprirle tutte. Di fatto quindi noi ci troviamo indietro con il piano di studi e non possiamo ottenere alcuna borsa di studio». Gli iscritti a Medicina a Taranto non ne possono più. «La facoltà - dicono gli universitari - continua ad essere in seria difficoltà e non per problemi insormontabili, ma per la farraginosità della burocrazia. Questo è gravissimo. Dopo aver atteso anni per avere la facoltà di Medicina a Taranto, adesso che c’è tale possibilità, il diritto allo studio dei futuri medici viene tradito, nonostante il regolare pagamento delle tasse, a causa di un atteggiamento superficiale da parte degli organi regionali. Ci chiediamo - proseguono gli studenti - come sia possibile lamentarsi della carenza di figure mediche quando poi è proprio dalla Regione Puglia che si rallentano i nostri studenti, mettendo a disposizione docenti a titolo gratuito. Dunque creando una carenza di professori. E infine ci chiediamo dove siano finiti i finanziamenti destinati al diritto allo studio. Ci sentiamo trascurati e discriminati rispetto agli altri studenti. E siamo convinti che la città di Taranto non meriti anche questo trattamento».
Gli universitari della facoltà di Medicina sono infatti a conoscenza del fatto che «sono a disposizione dei fondi per il Dipartimento ionico. Per questo chiediamo che diventi operativa una task force appositamente istituita così che tutti i docenti possano essere assunti per tempo e per tutta la durata dei corsi, come avviene in tutte le altre facoltà universitarie».