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San Giorgio Jonico, 15 arresti per droga: coinvolti anche due agenti polizia penitenziaria e un ex maresciallo cc

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

San Giorgio Jonico, 15 agenti per droga: coinvolti anche due poliziotti e un ex maresciallo cc

Smantellato il gruppo che faceva capo alla famiglia dei Lucchese sulla base di dichiarazioni rese da un nuovo collaboratore di giustizia

Martedì 04 Ottobre 2022, 07:33

12:47

TARANTO - Quindici arresti a San Giorgio Jonico per traffico di droga e spaccio di sostanze stupefacenti. Nell'indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce sono coinvolti due agenti della Polizia penitenziaria e un ex maresciallo dei Carabinieri. L'inchiesta, coordinata dal procuratore Milto De Nozza, ha smantellato il gruppo che faceva capo alla famiglia dei Lucchese sulla base di dichiarazioni rese da un nuovo collaboratore di giustizia. All'alba di oggi l'esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere da parte dei Carabinieri che hanno materialmente eseguito le indagini.

All’operazione hanno partecipato anche i carabinieri dei comandi provinciali di Taranto e Brindisi, del sesto Elinucleo di Bari, del Nucleo Cinofili di Modugno (Bari) e dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori Puglia. Si tratta di una prosecuzione dell’indagine denominata 'Taros', contro il clan di Pulsano (Taranto) guidato da Maurizio Agosta, che nel marzo del 2021 portò a 16 arresti: nel processo con rito abbreviato sono state poi condannate 22 persone con il riconoscimento dell’associazione mafiosa (erano contestati inoltre i reati di traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione illegale di armi e lo scambio elettorale politico mafioso).
L’attività investigativa è stata supportata dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia già legato alla cosca della 'ndrangheta 'Flachi-Trovato-Schettinì operante in Lombardia. Il gruppo Lucchese, che sarebbe stato guidato da un 48enne di San Giorgio Jonico, era dedito - secondo l’accusa - al traffico e allo spaccio di stupefacenti in una vasta area della provincia di Taranto ed esercitava un controllo pressoché monopolistico del mercato illecito della droga. L'approvvigionamento avveniva attraverso una rete di fornitori attiva anche nelle province di Brindisi e Lecce. «Elementi indicativi della forza infiltrativa del sodalizio e delle capacità di condizionamento esercitata dal gruppo Lucchese sul territorio - si evidenzia in una nota dei carabinieri - emergerebbero dalla rete di relazioni che l’organizzazione era riuscita a costruirsi che coinvolgeva anche appartenenti alle istituzioni, i quali, in vario modo, avrebbero favorito i sodali».
 

Due agenti di polizia penitenziaria in servizio al carcere di Taranto sono indicati dagli inquirenti come «guardaspalle armati» di Marcello Lucchese, 48enne pregiudicato di San Giorgio Jonico, ritenuto a capo del presunto gruppo criminoso smantellato oggi dai carabinieri del Ros.
Uno dei due poliziotti, Vincenzo Fonseca, 49enne di Carosino, è tra i destinatari delle misure restrittive. L’altro è indagato a piede libero ma entrambi sono tra i 14 accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Secondo il gip Tosi «non hanno dimostrato alcuna remora a sfruttare indebitamente il ruolo e la funzione istituzionale per agevolare gli interessi del sodalizio», fornendo «supporto materiale al gruppo» e «mettendo a disposizione i primi automezzi» (Fonseca, in particolare, avrebbe consentito a Lucchese di utilizzare il suo scooter per trasportare e consegnare la droga). Inoltre, hanno «partecipato personalmente - sottolinea il gip nell’ordinanza - ai summit con gli altri sodali nel corso dei quali venivano pianificate le attività di spaccio di stupefacenti e/o le altre progettualità illecite (a titolo esemplificativo l’attentato dinamitardo in danno di uno stabilimento balneare ubicato nella Marina di Lizzano)». Ed ancora, per il gip i due agenti «hanno garantito l’indebito invio o ricezione di comunicazioni tra soggetti detenuti all’interno della casa circondariale e terzi al di fuori dell’istituto penitenziario» e «hanno allertato anticipatamente i sodali dell’eventuale esecuzione di provvedimenti di cattura da parte delle diverse forze di polizia nella provincia di Taranto». Un terzo agente penitenziario, «già da tempo in amicizia con Lucchese Marcello» è indagato a piede libero per accesso abusivo a un sistema informatico aggravato dall’essere stato commesso da pubblico ufficiale con abuso di potere e violazione dei doveri inerenti alla funzione perché si sarebbe introdotto all’interno del sistema informatico della Banca Dati in uso all’Amministrazione penitenziaria per conoscere il "regime cui era sottoposto» il collaboratore di giustizia Giorgio Tocci (ex poliziotto) che aveva reso dichiarazioni anche contro Lucchese e per informare il presunto capoclan.

Si parla anche del "condizionamento delle consultazioni elettorali amministrative del Comune di San Giorgio Jonico» che si sono svolte nel 2016, nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Lecce Tosi su richiesta del pm De Nozza notificata oggi dai carabinieri del Ros a 15 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi e munizioni. Il presunto sodalizio criminoso diretto dal 48enne pregiudicato Marcello Lucchese secondo quanto ipotizzato nell’ordinanza cautelare avrebbe procacciato voti a favore di due candidati consiglieri comunali della coalizione di centrosinistra, entrambi eletti. Uno dei quali sarebbe poi stato nominato assessore e in virtù di «un patto illecito di natura tipicamente mafiosa», a fronte «del sostegno elettorale ricevuto», avrebbe garantito «la propria disponibilità a soddisfare consapevolmente gli interessi del sodalizio, in via continuativa e del tutto volontaria». Nell’ordinanza sono riportate intercettazioni di conversazioni telefoniche tra l'assessore e Marcello Lucchese e le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, i quali sostengono che ci siano stati anche contatti tra il clan e candidati del centrodestra e tirano in ballo i nomi di altri esponenti politici.

Un maresciallo dei carabinieri, in pensione da qualche anno, è indagato per corruzione, falso materiale commesso da pubblico ufficiale e soppressione di atti pubblici nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce sfociata oggi nell’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 15 persone tra le province di Taranto e Brindisi. Il militare, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto da Marcello Lucchese, 48enne di San Giorgio Jonico (Taranto), presunto capo di un sodalizio dedito al traffico di sostanze stupefacenti, l’importo complessivo di 2mila euro a titolo di corrispettivo per aver soppresso una informativa di reato, indirizzata alla procura della Repubblica e al Tribunale di Sorveglianza di Taranto, a firma di un collega carabiniere, contenente una denuncia a carico di Lucchese per violazione degli obblighi della Sorveglianza speciale. Il collaboratore di giustizia Giorgio Tocci ha dichiarato che Lucchese «vantava un legame privilegiato e di reciproco interesse col maresciallo» e che quest’ultimo aveva rapporti illeciti anche con un cittadino albanese «noto trafficante internazionale di stupefacenti» che gli «versava mensilmente la somma di 2mila euro».

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