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Fiabe ai tempi di Covid
ALESSANDRO SALVATORE
21 Febbraio 2021
«Mamma, per favore, mi racconti una storia? Non una presa dai libri, ma una tua. Inventala e raccontamela… ». Elisa ha sette anni e con il suo mondo incosciente disturbato dalla pandemia, è musa spirante per Anna Grazia Santoro. Lei, trentotto anni, impiegata in un’industria tessile copyright della Martina Franca manifatturiera, sa come intrecciare i fili creativamente. E quando la sua piccola intenta a scarabocchiare su un foglio nella residenza estiva della campagna itriana le chiede di far esondare la fantasia, lei tira fuori la vena poetica sbocciata in età adolescenziale, per generare il suo primo libro, coronando uno dei sogni nel cassetto.
«Componevo poesie e devo dire che la scrittura mi ha sempre aiutato a superare momenti difficili e mi ha accompagnato in quelli più lieti» racconta Santoro alla «Gazzetta» nel momento in cui esce per la casa editrice Albatros il Filo Il Re Arcobaleno e altri racconti. È l’esordio letterario, spinto dal desiderio di una madre di appagare la fame fantasiosa dei suoi bambini (Elisa e Gianvito, 7 e 2 anni), che hanno il doppio privilegio di costituire l’ispirazione della penna e il primo ascolto delle storie da essa create.
«Il Re Arcobaleno è nato in un periodo antecedente al Covid - spiega Santoro - al contrario degli altri due, Balù e Minù e La Fata Smemorina, generati nel lockdown». Il Re Arcobaleno ha permesso alla tristezza di spegnere i suoi iridi ingrigendo la vita degli abitanti del villaggio. Ma il più piccolo del borgo crederà all’improbabile cura che Saggio Acquerello proporrà per risolvere il problema. Si tratta di una polvere che ravviva gli acini trasparenti di una vite speciale. Così nascono i grappoli colorati che riportano nel cielo l’arcobaleno che fa sognare.
È questa la visione a cui i bambini credono. Una storia. Basta una storia fatata. Come il secondo racconto del libro di Santoro: l’orso Balù ha come migliore amica la scimmietta Minù e insieme ne combinano di tutti i colori, cacciandosi nei guai. Mamma orsa è apprensiva, cerca di impedire la frequentazione delle due piccole specie differenti. Ma alla fine trionfa l’amicizia, che è uno spago tra le diversità. E infine il terzo capitolo che vede protagonista la fata Smemorina, «che una ne pensa e cento ne combina». Però questa maga goffa, alla fine trionfa con la simpatia, facendosi accettare coi propri difetti alla danza delle fate, premiata dalla regina.
Il punto che chiude il suo primo libro, Anna Grazia Santoro lo fissa riscattando una trama della diversità. Una delle tante che si vivono oggi giorno. In un periodo tosto, «nel quale la pandemia di sicuro lascia un segno che i miei bambini si porteranno nella loro vita». Per Elisa, i genitori hanno scelto la didattica in presenza «perché non si può frequentare la prima elementare dietro lo schermo di un pc. I bambini - spiega mamma Anna Grazia - hanno bisogno di essere liberi per apprendere il mondo. Ora i bimbi hanno perso la chance di andare alle feste di compleanno, imbavagliati da una mascherina che non permette di cogliere reciprocamente i loro sorrisi.
A Gianvito, ancora troppo piccolo, questo incubo di noi genitori adulti può apparire come un gioco. Ma da grande lui ne sentirà parlare, scoprendosi un bambino che ha vissuto la trincea del virus». Allora, quando la mente del cucciolo diventerà arguta, torneranno attuali le fiabe alla corte del Re Arcobaleno. Quei racconti che offrono l’arma della leggerezza, con la quale sfidare il mondo duro.
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