la denuncia
Taranto, sindaci e enti locali: «Mittal come Ustica, muro di gomma»
In un documento sollecitano al Governo «una urgente convocazione del tavolo per l'accordo di programma sul futuro dello stabilimento siderurgico»
TARANTO - «L'Ilva come Ustica, un muro di gomma sul quale da troppi anni sbattono le vite dei tarantini, evidentemente centinaia di migliaia di cittadini italiani di Serie B, che si possono sacrificare sull'altare di strani giochi finanziari e intese segrete, in barba al tanto decantato green deal nazionale ed europeo». Lo sottolineano il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, il presidente della Provincia di Taranto Giovanni Gugliotti, i sindaci dei Comuni dell’Area di Crisi Complessa di Taranto (Statte, Crispiano, Montemesola e Massafra) e il presidente della Camera di Commercio di Taranto Luigi Sportelli in un documento in cui ribadiscono la loro "contrarietà» alla permanenza a Taranto ad ArcelorMittal e sollecitano al Governo «una urgente convocazione del tavolo per l'accordo di programma sul futuro dello stabilimento siderurgico di Taranto».
Secondo i rappresentanti degli enti firmatari il Governo «in queste ore ha dimostrato tutta la sua debolezza ed ha avviato le sue trattative con ArcelorMittal senza il territorio ionico, senza che, al solito, all’ordine del giorno ci siano i bisogni dei nostri concittadini, dei nostri lavoratori, delle nostre imprese». Gli enti locali «confermano la loro disapprovazione per questa condotta» e rilanciano la proposta dell’accordo di programma. "Una piattaforma - affermano - che è certamente tutta da costruire, forse con un tempo di maturazione medio-lungo, ma che è ritenuto dalla comunità l’unico strumento utile a pacificare questa situazione, a superare finalmente questo periodo di grande crisi e a funzionare da cabina di regia per gli investimenti in tecnologia e per la transizione giusta, oltre che per dare una prospettiva ai lavoratori destinati all’esubero, al di là di ogni ipocrisia sul punto». Il tempo, puntualizzano, «stringe e Taranto merita di essere finalmente trattata al pari di Trieste, Genova o altri luoghi che hanno attraversato analoghe vertenze».
«La comunità ionica - concludono i sindaci e il presidente della Camera di Commercio - oggi chiude definitivamente la porta ad ogni intesa al ribasso con ArcelorMittal, che non sarà mai più ritenuto un soggetto affidabile per l’auspicato cambio di paradigma. Da oggi entriamo in una fase di robuste iniziative volte a tutelare gli interessi e il futuro di Taranto, anche in ambito europeo. Gli enti locali mantengono una convocazione permanente sul punto, invitano ad aderire a questa grande discussione tutte le organizzazioni sindacali e sollecitano una posizione definita sul tema ex Ilva anche ai candidati presidente della Regione Puglia, a tutti i parlamentari ionici ed europarlamentari meridionali».
PETIZIONE PER CHIEDERE CHIUSURA - Cresce il numero di firmatari della lettera aperta per la chiusura dell’ex Ilva, indirizzata al premier Giuseppe Conte. Ora la sottoscrivono da 2.030 cittadini e 18 associazioni. Il primo invio era stato firmato da 123 cittadini e 6 movimenti ambientalisti, tra i quali Genitori tarantini e LiberiAmo Taranto; il secondo (una settimana fa) da 1.092 cittadini e 14 associazioni.
«In 8 anni - sottolinea la lettera - prima con la gestione statale e dopo con quella del più grande produttore mondiale di acciaio, il governo non è riuscito a risolvere né i gravissimi problemi d’inquinamento né quelli occupazionali, mentre la fabbrica continua a perdere fino a oltre 100 milioni al mese. E’ il momento di cambiare strada, di chiudere la vecchia fabbrica della morte e di dare a Taranto le alternative economiche ed un giusto risarcimento, a partire dall’istituzione di una no-tax area».
Secondo gli attivisti dell’associazione Genitori Tarantini, "continua la farsa delle proroghe per le prescrizioni Aia sulla pelle dei tarantini, mentre Genova e Trieste sono state liberate dalle rispettive aree a caldo ed i cittadini respirano aria pulita, con impatto ambientale zero. Vergogna!».