l'episodio riconducibile ad un conflitto tra bande
Per l'omicidio Reale del 2016 arresti della Polizia a Taranto
TARANTO - Sarebbe stato ucciso per aver preteso da uno dei suoi assassini, tramite un emissario, il pagamento di un debito di 29mila euro verosimilmente legato alla fornitura di droga Mario Reale, pregiudicato di 54 anni, ucciso a Taranto la sera del 25 maggio 2016 mentre si trovava nel negozio del figlio, 33enne, rimasto lievemente ferito nell’agguato. Per il delitto sono stati arrestati con l’accusa di omicidio premeditato Pasquale Lippo (già detenuto) e Giovanni Lupoli. Gli altri indagati finiti in carcere per altri reati sono Nicola Galeanno, i fratelli Vincenzo e Giuseppe Scarcia e Angelo Piemonte (detenuto a Potenza). Ai domiciliari Michele Martera (per il furto dell’auto utilizzata nell’agguato).
Particolari dell’inchiesta sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato anche il procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, e il questore Stanislao Schimera. Il figlio della vittima e altri testimoni oculari riferirono che ad agire erano state due persone, entrambe armate con pistola e col volto coperto da passamontagna. Contro Mario Reale furono sparati, con due differenti armi (calibro 7,65 e 9) undici colpi, alcuni dei quali al torace. L’analisi dei filmati acquisiti da alcuni impianti di videosorveglianza situati lungo il percorso di fuga dei killer, fuggiti a bordo di una Ford C-Max di colore grigio, ma soprattutto gli esiti delle intercettazioni, hanno consentito di indagare su uno dei possibili autori, Pasquale Lippo, già all’epoca sottoposto alla detenzione domiciliare.
Dai riscontri investigativi è emersa l’ambizione di uno degli indagati principali di acquisire l’egemonia nello spaccio di sostanze stupefacenti nella zona di riferimento. L’inchiesta ha fatto luce anche su una brutale aggressione ai danni di un uomo di 34 anni residente nel quartiere «Paolo VI», con precedenti per spaccio, il quale la sera del 26 agosto 2016 fu sequestrato nell’abitazione di uno degli indagati, e, sotto la minaccia di un fucile, colpito sulla fronte col calcio di una pistola (riportò un trauma cranico con profonde ferite lacero-contuse) e costretto ad ingoiare diverse cartucce, il tutto allo scopo di imporgli l’acquisto della droga.