Pink Bari

Calcio femminile: parla Novellino, Miss Difesa che sa fare le corna all’ansia

Tiziano Tridente

«Non mi allenavo più, il campo è di nuovo casa. Grazie anche alle mie compagne»

TARANTO - «Ogni giorno è un nuovo inizio»: Debora Novellino ha chiuso così il suo ultimo post pubblicato su Instagram. La talentuosa calciatrice della Pink Bari, sabato scorso, ha realizzato un’eccezionale doppietta contro l’Inter: due gol che hanno regalato all’armata biancorossa un prezioso punto in classifica e che, 48 ore dopo, hanno spinto la bella miss della difesa barese a raccontare una storia. La sua storia. Quella di mesi difficili, vissuti sempre con il sorriso sulle labbra, ma caratterizzati da un malessere interiore contro cui ha combattuto e continua a combattere.

Novellino, iniziamo dalle due reti messe a segno a Milano. Soddisfatta?
«Moltissimo. Non abbiamo vinto, ma un pareggio fuori casa contro una buona squadra come l’Inter è comunque un ottimo risultato. Poi la prima doppietta della carriera è quella che non si scorda mai. La dedico alla mia famiglia: sono loro che mi sopportano e mi supportano ogni giorno e in ogni situazione. Un pensiero particolare va mia sorella. A ottobre si sposa e in questi giorni le sto dando una mano a scegliere l’abito giusto per il grande giorno».

Indice e mignolo alzati sulla fronte. Le va di spiegare l’esultanza ai gol di sabato?
«È un po’ complicato (ride, ndr). Erano delle corna e se vogliamo rappresentano quella cosa che non dovresti fare. E che poi fai. L’esultanza nasce lo scorso anno, quando Giulia De Lellis ha scritto il libro Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza!. Da quel momento la mia compagna di squadra Antonella Marrone non ha mai smesso di prendermi in giro. Dice che a me stanno particolarmente bene, tirando in ballo vecchie disavventure amorose. Ci abbiamo riso sopra un sacco di volte, così ho deciso di mostrarle a ogni gol».

Poi è tornata a casa, ha preso il telefono e ha scritto un post su Instagram. Cosa è successo?
«È successo che ho deciso di raccontare in poche righe i miei ultimi sette mesi. Partendo dallo scorso luglio, quando i miei amici mi portarono in ospedale per un forte attacco di panico. La mia non è stata una bella estate. Ho vissuto in un perenne stato d’ansia, non parlavo più con nessuno e per settimane sono stata chiusa in casa a lottare contro me stessa. Piangevo senza motivo. Avevo paura di fare qualunque cosa e, di fatto, non ero più io»

Ha scritto anche che aveva preso la decisione di lasciare il calcio. È così?
«Esattamente. La paura aveva intaccato ogni settore della mia vita, pure l’amato pallone. Non riuscivo più ad allenarmi. Entravo in campo e dopo appena 10 minuti ero costretta a fermarmi a causa dei giramenti di testa. Credevo di aver preso qualche strana malattia. Ricordo di aver fatto tre volte le analisi del sangue nell’arco di una settimana. L’idea di partire in ritiro mi faceva tremare le gambe e così ne ho parlato con la società»

Chi è riuscito a farle cambiare idea?
«Mio padre. Ha avuto tanta pazienza, mi è stato vicino e mi ha fatto capire che quel brutto periodo sarebbe passato. Ci sto lavorando. L’ansia è ancora una compagna di viaggio poco gradita e continuo a temere i posti chiusi e molto affollati. In compenso, il campo da calcio è tornato a essere casa mia. Un posto in cui mi sento tranquilla e protetta. E il merito è anche delle mie compagne. A novembre, prima della gara di Bergamo contro Orobica, ho avuto un altro attacco di panico. Francesca Soro e Jenny Piro mi sono state accanto come delle sorelle maggiori. Sto cercando di rialzarmi, con determinazione e senza alcuna vergogna. È questo il messaggio che ho scelto di inviare con quel post. Soprattutto a chi vive la mia stessa situazione»

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