Domenica 26 Ottobre 2025 | 21:21

In una valle remota una donna cerca la sorella scomparsa

In una valle remota una donna cerca la sorella scomparsa

 
Alessandro Salvatore

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Alessandro Salvatore

In una valle remota una donna cerca la sorella scomparsa

È questo l’incipit di Until Dawn-Fino all’alba, film diretto da David F. Sandberg che da ieri è disponibile in prima visione streaming

Domenica 26 Ottobre 2025, 11:18

Un anno dopo la misteriosa sparizione di sua sorella Melanie, Clover e i suoi amici si recano nella remota valle in cui è scomparsa, in cerca di risposte. È questo l’incipit di Until Dawn-Fino all’alba, film diretto da David F. Sandberg che da ieri è disponibile in prima visione streaming su Prime Video, portando l’horror psicologico del videogioco cult «Until Dawn» nel linguaggio del cinema.

Prodotta da Screen Gems, PlayStation Productions e Vertigo Entertainment, la pellicola nasce come adattamento libero e non come semplice trasposizione, ampliando l’universo narrativo originale. Sandberg, già autore di Lights Out e Annabelle: Creation, sceglie una tensione meno urlata, più sospesa, dove la paura si nutre del ripetersi del tempo e del dubbio sulla realtà. La sceneggiatura, firmata da Gary Dauberman e Blair Butler, intreccia l’orrore del soprannaturale con quello del rimorso.

Nel cast di Until Down-Fino all’alba Ella Rubin interpreta Clover, accanto a Michael Cimino nel ruolo di Max, l’ex fidanzato; Odessa A’zion è l’amica Nina, Ji-young Yoo la razionale Megan, mentre Belmont Cameli e Maia Mitchell completano il gruppo. Torna Peter Stormare, volto familiare ai fan del gioco, nei panni inquietanti del dottor Alan Hill.

Le riprese, realizzate a Budapest, portano la firma fotografica di Maxime Alexandre e il montaggio di Michel Aller; la colonna sonora è di Benjamin Wallfisch, che accompagna il regista dai suoi esordi. Presentato inizialmente nelle sale internazionali con un buon riscontro di pubblico - 54 milioni di dollari incassati a fronte di un budget di 15 - il film ha attirato l’attenzione per la cura visiva e per l’uso del loop temporale come metafora del trauma.

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