Amarcord

Pippo Baudo e l'amore per Katia Ricciarelli: galeotta fu una cena organizzata a Bari

Livio Costarella

La «love story» nata grazie al giornalista della «Gazzetta» Paolo Catalano

Una love story bellissima e indimenticabile. Quella tra Pippo Baudo e Katia Ricciarelli pare sia nata proprio a Bari, a metà anni ‘80, complice una cena e il pernottamento a casa del giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Paolo Catalano (grande amico del Pippo nazionale), dopo una serata passata nel Teatro Petruzzelli. Ed è stata lei stessa, appena una settimana fa, a scherzare affettuosamente sul celebre refrain baudiano «L’ho inventato io!», in una intervista con chi scrive: ricordando la recente iscrizione dell’arte del canto lirico italiano nella lista Unesco, ha sorriso nel paragonare questo primato del Belpaese alla battuta di Pippo.

A suggellare quell’amore è stato anche l’evento del 1° aprile 1986 al Teatro Petruzzelli di Bari, quando Ricciarelli trionfò da soprano ne I puritani di Vincenzo Bellini, storico allestimento diretto da Pier Luigi Pizzi. In sala, elegantissimo in smoking, sedeva Baudo (insieme a Franco Zeffirelli e numerosi musicologi italiani e stranieri), unitosi in matrimonio con la soprano quattro mesi prima. Alla domanda su come si fosse sentito in platea, a seguire le gesta della propria moglie, rispose: «Si sta malissimo, con una tremenda tensione che dura tre interminabili ore. È terrificante. Poi, però, è bellissimo». Una frase che racconta bene l’empatia e la sua partecipazione emotiva, quasi speculare alla fragilità di Elvira, l’eroina belliniana che Ricciarelli interpretava, sospesa tra passione e smarrimento.

Con Bari il presentatore ebbe un legame profondo. Dopo il devastante incendio nelle prime ore del 27 ottobre 1991 al Petruzzelli (era una domenica), Baudo volle che tutta l’Italia sentisse quel dolore. In diretta da «Domenica In», effettuò un collegamento in diretta con il teatro distrutto, davanti al quale l’Orchestra e il Coro del Petruzzelli, diretti da Gregorio Goffredo, intonarono simbolicamente il «Va’ pensiero» verdiano. Con voce commossa, Baudo lo presentò come «il più grande teatro italiano».

Nel 2018, ospite del Bif&st, dichiarò sorridendo: «Quando vengo a Bari faccio una scorta di applausi». Ma la figura del Pippo nazionale si intreccia anche con la storia del turismo e dell’immagine di Trani a metà degli anni Sessanta. L’allora giovane presentatore siciliano fu il volto del «Festival di Trani», che nel 1965 si svolse in due serate in Piazza Plebiscito con ospiti di primissimo livello, tra cui Totò Savio, Alighiero Noschese, le gemelle Kessler e Sergio Endrigo. Sempre a Trani Baudo presentò spettacoli nella discoteca «La Lampara», e fu più volte il conduttore della «Festa delle Caterinette», show che si teneva a novembre al Supercinema. Ed il suo nome è legato in maniera stretta anche al «Premio Margherita d’Oro» di Margherita di Savoia, condotto dal 1971 al 2010.

La sua capacità di guardare alla cultura senza barriere, dal melodramma alla commedia popolare, lo ha reso una figura trasversale. Non sorprende che nel 2010, a Lecce, ricordasse con orgoglio di aver indossato la divisa in un film con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia: segno di un percorso capace di unire mondi diversi.

Privacy Policy Cookie Policy