Renzo Arbore è il protagonista assoluto della copertina del nuovo numero di Rolling Stone Italia. E lo fa come solo lui sa fare: con stile, profondità e un’ironia gentile che ha sempre contraddistinto il suo modo unico di raccontare l’Italia. In un’inedita intervista realizzata nel salotto-museo della sua casa romana, tra mandolini ottocenteschi, cravatte sgargianti e statuette di Louis Armstrong, Arbore ripercorre i momenti salienti di una carriera straordinaria.
Il titolo scelto per lui dalla rivista è emblematico: “Il re del pop”, non nel senso più stretto del termine musicale, ma come custode e interprete della cultura popolare italiana. “Nessuno ha raccontato l’Italia come lui”, scrive il giornalista Claudio Biazzetti nel ritratto intimo e divertito pubblicato sul sito e nella versione cartacea del magazine. E come dargli torto?
A pochi giorni dal suo 88esimo compleanno, Arbore si mostra lucido, ironico, autoironico. Ricorda la Napoli degli anni ’50, dove si è innamorato del jazz e della cultura americana, frequentando i club per militari statunitensi. Parla di contrabbando, sigarette “con lo sfizio”, taxi girl e di quella libertà notturna che ha plasmato la sua visione del mondo e della musica. Ma anche della sua Foggia, a cui ha appena deciso di donare l’intera collezione di cimeli musicali: nascerà una casa-museo Renzo Arbore, che dovrebbe inaugurare entro la fine dell’anno.
L’intervista è anche l’occasione per annunciare il ritorno televisivo di uno dei suoi programmi più amati: “Cari amici vicini e lontani”, che Rai 3 riproporrà in seconda serata dal 10 luglio, per festeggiare i 100 anni di Radio Rai. Un viaggio nel tempo che restituisce il valore profondo del lavoro di Arbore, pioniere assoluto della radio, della televisione e della musica in Italia.
Dalla radio a “Bandiera gialla”, passando per “Quelli della notte”, “Indietro tutta!” e la sua Orchestra Italiana, fino al suo immenso contributo alla memoria collettiva nazionale, Renzo Arbore è ancora oggi un faro di creatività e intelligenza. Uno che, come scrive Rolling Stone, è stato “sempre in anticipo, sempre con un occhio alla posterità”.