Saranno anche solo canzonette, ma dentro c’è tutta la profondità di una storia senza tempo. Parafrasando il titolo di uno dei più bei concept album di Edoardo Bennato, quello di «Peter Pan - Il Musical» è un successo che non si arrresta mai. Anzi, il nuovo tour, in scena da novembre, continua a collezionare numeri giganteschi, in un viaggio che conduce sempre all’«isola che non c’è». Adesso lo spettacolo è in arrivo al Teatroteam di Bari, oggi alle 21 e domani alle 18,30 (biglietti in vendita su teatroteam.it e al botteghino, info 080.521.08.77): tratto dal romanzo di James Matthew Barrie, con la regia di Maurizio Colombi e l’ormai celebre colonna sonora di Bennato, è un altro di quei «Peter Pan» dal cast straordinario. A dare il volto al bambino che non vuole crescere è il giovane performer italo-americano Leonardo Cecchi, idolo indiscusso di una generazione di ragazzi, fan della serie tv «Alex & Co». E poi ci sono, tra gli altri, Martha Rossi (Wendy), Martina Attili (Giglio Tigrato), Renato Converso (Spugna), Raffaella Alterio (Michael), Laura Fiorini (John).
Nel ruolo del famigerato Capitan Uncino, inoltre, un interprete del teatro italiano dal carisma e dalla voce potente come Giò Di Tonno, nuovamente in un ruolo da protagonista, dopo il tour eccezionale del ventennale di «Notre-Dame de Paris». Lo show presenta diversi effetti speciali come il volo di Peter Pan, l’utilizzo di tecnologie laser per il personaggio di Trilly, le imponenti scenografie che trasportano magicamente gli artisti dalla cameretta di Wendy, Michael e John al rifugio dei Bambini Sperduti, oltre ai colorati costumi in stile cartoon
«Il tour sta andando in maniera commovente - spiega Giò Di Tonno -, c’è sempre una grande partecipazione di pubblico e questo ci gasa tantissimo ogni sera».
Che personaggio è il suo Capitan Uncino?
«È sempre il cattivo del cartoon della Disney, ma solo in apparenza. Rappresenta il mondo adulto, essendo colui con cui i bambini devono confrontarsi prima o poi. Ho cercato di renderlo più buffo, rispetto al cartoon: anche la sceneggiatura e le canzoni di Bennato, con la loro ironia, si prestano molto bene in questo. L’impatto iniziale è certamente quello del pirata cattivo, ma poi è sufficiente che apra bocca o sia protagonista dei duetti con Spugna o Wendy, e si empatizza anche con lui».
È un family, quindi uno spettacolo pensato soprattutto per i bambini. Ma piace anche agli adulti?
«Assolutamente sì; i siamo stupiti del fatto che tra il pubblico ci fossero più adulti che bambini, e addirittura adulti senza i più piccoli al seguito. È trasversale, anche perché il pubblico adulto è appassionato delle canzoni di Bennato, in una storia senza tempo che appassiona sempre».
Lei aveva letto Peter Pan da piccolo?
«Certo. Ora ho due figli di 10 e 3 anni, e il più piccolo lo conosceva prima che avessi questo ruolo. Ne è stato felicissimo, quando l’ha saputo, ma l’unico rischio, ora, è che si viva immersi nella storia anche a casa, quando mi chiedono di fare duelli e duetti. Sono però felice, però, perché con questo mestiere avviciniamo il pubblico alla letteratura: il romanzo e la messinscena hanno dei sottotesti molto profondi».
Qual è il momento più emozionante?
«Il ritorno dei bambini a casa. Tutti sappiamo che a un certo punto i figli devono essere liberi di evadere, di sognare, di scappare un pochino via. Ma se si è fatto un buon lavoro, prima o poi si riavvicinano sempre alla famiglia. E poi ci vuole un pizzico di fortuna, che non guasta mai».
