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«Tout va bien», la famiglia si ricompone intorno alla malattia

Marzia Gandolfi

Camille de Castelnau scrive un dramma terribilmente umano ispirato a un’esperienza vissuta

Una bambina è colpita dall’incredibilmente ingiusto e la sua famiglia deraglia. Un soggetto pericoloso, quello del cancro, senza la sensibilità di Camille de Castelnau (Le Bureau – Sotto copertura), che scrive un dramma terribilmente umano ispirato a un’esperienza vissuta. Tout va bien, nuova pepita Disney+, ci racconta il destino di Rose, nove anni, che una leucemia costringe al trapianto e a tre mesi di camera sterile in ospedale.

Per continuare a vivere e non farsi schiacciare da un dolore insormontabile, la sua famiglia reagisce come può, ognuno come può. Ma è una montagna russa di emozioni che sfuggono di mano, e per fortuna perché si ride molto. Del resto la vita reale è così, a volte ridiamo quando non c’è niente da ridere, e i Vasseur non sono troppo diversi da noi, una famiglia ordinaria e ordinariamente nevrotica. Tra risate e lacrime, la serie assolda un trio superlativo, Virginie Efira, Sara Giraudeau e Nicole Garcia, matriarca della tribù Vasseur, e non risparmia ai suoi personaggi scosse sismiche che coesistono con lo shock dominante. Trauma terribile che cambia il sapore di ogni cosa senza sovrastare il resto.

Struggente e positiva, Tout va bien non cede all’insostenibile e fa i conti con una realtà tanto crudele quanto speranzosa, perché «niente dura per sempre» ma tutto va avanti. Lontano dalla malinconia brutale, il racconto mette in atto una sorta di gioco di prestigio dove la «magia» governa il disordine e le nevrosi familiari, condivise come il tacchino a Natale.

Camille de Castelnau disegna con cura ogni membro della famiglia e apparecchia con tutta la dolcezza del mondo una tavola dove ognuno trova il suo posto. Struggente cronaca familiare sulla malattia e sulla sofferenza ordinaria, senza pathos e incollata alla realtà.

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