Claudio Cecchetto è stato insignito con l’«Ischia People Award» per la sua straordinaria attività di «talent scout» nel corso della 21esima edizione di «Ischia Global Film & Music Fest».
Cecchetto, potremmo definirla il «guru» della musica italiana?
«Io mi ritengo semplicemente un disc jockey; sono nato disc jockey e come tutti i miei colleghi morirò tale. Se analizziamo con attenzione l’attività del disc jockey, ci rendiamo conto che essa è un po’ il preludio dell’attività del «talent scout», in quanto consiste principalmente nell’ascoltare tanti brani per poi selezionare i pezzi migliori ideali per quel tipo di evento o di serata. Pertanto il mio lavoro di «talent scout» è stata una conseguenza naturale della mia attività di d.j. pur non smettendo mai di esserlo».
Lei ha scoperto tanti personaggi di successo come Rosario Fiorello e Jovanotti; qual è il segreto per individuare «un talento» nello showbiz?
«Fin da piccolo, ho sempre nutrito grande ammirazione per gli artisti perché con il loro lavoro ti trasmettono emozioni uniche; inseguendo il “sogno americano”, adoravo guardare i film d’oltreoceano. Confesso di essere una persona che si annoia facilmente ma, nel momento in cui mi trovo al cospetto di una persona che percepisco essere “interessante”, mi scatta il meccanismo della curiosità e comincio a pensare che probabilmente mi trovo di fronte ad un “talento” da scoprire. Questo è quanto più o meno mi è accaduto quando ho incontrato i personaggi che lei ha precedentemente nominato».
La sua spiccata capacità nello scoprire talenti nello showbiz deriva da un intuito personale?
«Probabilmente ci vuole talento anche per scoprire i talenti».
Cosa pensa dell’evoluzione della musica nel tempo?
«La musica, essendo una forma d’arte, si è evoluta come tutte le altre sue espressioni; una volta c’erano i geni, quali Leonardo da Vinci, Canova, Caravaggio…….. adesso invece ci sono gli artisti di arte contemporanea. Per la musica è la stessa cosa; una volta si componeva musica memorabile, oggi si crea molta musica orecchiabile che magari resiste un anno, perché dopo poco viene sostituita da un’altra musica altrettanto leggera. Probabilmente tra qualche tempo gruppi musicali mitici quali il Led Zeppelin, i Pink Floyd e i Beatles saranno annoverati nel repertorio classico».
I musicisti che lei ama di più?
«Io sono sempre proiettato al futuro ma non posso dimenticare le radici, cioè i gruppi musicali che mi hanno permesso di avere una preparazione tale da consentirmi di fare il disc jockey quali i Beatles ed i Rolling Stones. A parte loro, hanno contribuito tantissimo alla mia formazione musicale i Pink Floyd».
Qual è stato uno dei momenti più emozionanti della sua carriera?
«Sicuramente quando ho condotto il Festival di Sanremo; artisticamente sono stato scoperto da Mike Buongiorno, che un giorno venne a trovarmi in Radio 105 dove lavoravo. Buongiorno era stato assunto da Berlusconi come direttore artistico e pensò di fare un programma per i giovani individuando come conduttore un disc jockey delle radio e, dopo varie ricerche, scelse me. Ho fatto la mia gavetta a Milano e nel 1979 sono entrato in Rai; dopo appena qualche mese mi chiamò Ravera e mi propose di presentare il Festival di Sanremo».
Cecchetto, lei pensa che ancora oggi Sanremo sia un importante trampolino di lancio?
«Tutto dipende dalla bontà della proposta con la quale ti presenti a gareggiare; se la proposta è buona, Sanremo rappresenta la vetrina migliore per acquisire credito, visibilità e notorietà, mentre tutto ciò non vale se la proposta è mediocre».
Programmi televisivi come “Tale e quale show” e “Amici” possono essere un volano per gli artisti?
«I talent show nascono come format tv che mirano a fare ascolti, certamente non a promuovere la musica. Può capitare che qualche concorrente si presenti con un buon progetto ed allora quel programma può diventare un’ottima occasione per farsi conoscere».
Il suo hobby?
«A me piace la musica; non ho hobby….. ho avuto la fortuna di fare della mia grande passione il mio lavoro».
Se dovesse individuare una canzone che rappresenta la sua vita ad oggi?
«Io ascolto un sacco di musica, non riesco ad affezionarmi ad alcun brano».
Il suo sogno nel cassetto?
«Radio Cecchetto, la terza radio che faccio, ho fatto radio Dj, ho fatto Radio Capital. Adesso c’è Radio Cecchetto, voglio fare la radio e lo spirito che mi sta guidando per fare la radio, è lo spirito che mi ha sempre guidato tutta la vita. Radio Cecchetto è partita via web il 19 Aprile, il giorno del mio compleanno, ed è partita perché così almeno il prossimo anno, quando compirò 72 anni, i miei ascoltatori mi faranno gli auguri. Il primo anno quindi il mio compleanno coinciderà con il primo anniversario della radio; io ricomincio da zero».