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Checco Zalone, «gladiatore» pugliese, strega l’Arena di Verona

 
maristella massari

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maristella massari

Checco Zalone, «gladiatore» pugliese, strega l’Arena di Verona

Pubblico in ovazione per lo show del comico di Capurso. «Amore+Iva» arriverà a Matera il 22 e 23 giugno e a Bari l’8, il 9 e l’11 settembre

Lunedì 08 Maggio 2023, 13:18

17:40

Il gladiatore Zalone conquista il pubblico dell’Arena di Verona, tempio assoluto dell’arte e della cultura italiana. Sold out (l’ennesimo) con oltre diecimila biglietti venduti solo per la serata di sabato 6 maggio, lo spettacolo Amore+Iva proprio nella città di Giulietta ha inaugurato la stagione degli stadi all’aperto dopo quella «invernale» dei teatri. Stagione che si concluderà a Bari con ben tre serate (8, 9 e 11 settembre) passando anche per Matera il 22 e 23 giugno.

Cinque bis concessi nell’Arena per la 83esima data del tour, standing ovation del pubblico che si sostituisce all’artista nel ritornello di Angela il suo più grande cavallo di battaglia e un interminabile applauso al ritmo di «Chec-co, Chec-co» sui titoli di coda.

Troppo, anche per un «animale» da palcoscenico come il nostro Checco nazionale che, travolto dall’incontenibile - e non scontato - entusiasmo dei fan del nord est, si lascia scappare un «Madonna santa» alla maniera di Banfi, con la voce rotta dall’emozione e i lucciconi agli occhi. Un lato umano, umanissimo, che rende immenso un artista capace di mandare in delirio mezzo Triveneto, parlando per lo più pugliese.

Tutto questo, davanti agli occhi commossi di mamma, papà, moglie e figlie, suoceri, fratelli e cognate partiti dalla Puglia sabato mattina per stringersi intorno all’artista e perfetta fotografia del «sistema Capobianco» raccontato da Zalone in uno dei suoi film diventati ormai cult della cinematografia italiana.

Nelle due ore e passa di gag serratissime, Zalone non si risparmia mai. Tiene i giri del motore sempre al massimo sgranando uno dietro l’altro personaggi diventati amatissimi dal pubblico: Vasco Rossi, Giuliano Sangiorgi, il maestro Muti. Come non si risparmia prima e dopo lo spettacolo, concedendo foto e battute a chi si affaccia sulla porta del suo camerino.

«Siamo di Taranto», diciamo per rompere il ghiaccio. Ci regala a schiaffo un «Madò, mi dispiace... », accompagnato da quella impareggiabile mimica facciale resa celebre da tanti personaggi dei suoi film.

La Puglia sul palco dell’Arena la percepisci dappertutto. Zalone, ad inizio e chiusura di spettacolo, fa parlare addirittura Putin in russo-pugliese, con tanto di traduttore simultaneo. Nei panni del leader russo, con i Ricchi e Poveri  che fanno da colonna sonora ai discorsi vaneggianti del dittatore, spiega che è grato alla Puglia perché gli ha dedicato addirittura un paese, Puti(g)n-ano... e giù applausi e risate.

Si parla pugliese sul palco e dietro le quinte perché la band  e lo staff sono «made in Puglia». Nella sua band affiatata, la stessa con cui Zalone spiega di aver cominciato 20 anni fa, ci sono vecchi amici della sua terra: Felice Di Turi, il batterista di Adelfia, al basso Pierpaolo Giandomenico di Gioia del Colle, il foggiano Antonio Iammarino alle tastiere e il tarantino Egidio Maggio alla chitarra, capace di regalare al pubblico assoli da brivido. Pugliese anche la scrittura dello spettacolo (Luca Medici, Antonio Iammarino e Sergio Maria Rubino), prodotto da «Arcobaleno Tre» e «Mzl» e con progetto grafico di Dionisio Beatrice da Castellana Grotte.

Puglia anche dietro le quinte tra il fonico di sala Giuseppe Saponari di Castellana Grotte e il fonico di palco Antonio Porcelli. E poi una cantante e attrice versatile, Alice Grasso, una sassofonista virtuosa, Felicity e l’attore Maurizio Bousso che tiene bordone all’artista nelle gag sull’accoglienza e l’immigrazione. Il tutto condito da una scena che ricorda, tra il fondale e la cattedra, un’aula scolastica con il professor Checco che racconta le forme e le derive dell’Amore. Battute che sembrano alla portata di tutti, ma che hanno dietro una grande costruzione drammaturgica e giocano sui piani del trash e del kitsch, veri motori della comicità di Zalone.

«Funziona perché è vero, funziona perché è reale, funziona perché è tremendamente mediocre», dice in Cado dalle nubi la responsabile del reality. Dietro ogni battuta in realtà c’è studio, sarcasmo, sagacia, intelligenza finissima. Ognuno legge il copione con gli strumenti culturali di cui dispone. Una comicità osmotica e multistrato che travolge, ammalia, conquista. E che consacra Luca Medici da Capurso, alias Checco Zalone, nel pantheon degli artisti italiani più illuminati di sempre.

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