Punti di vista
Annoiati, depressi e crudeli l’inquietudine dei giovani
Dopo gli episodi di piazza Goppingen
Annoiati, depressi, crudeli. Nell’età che dovrebbe avere ancora il sapore di cartoni animati e pop-corn ammazzano con la più assurda modalità il tempo, e non solo lui, il tempo; facile che possa scapparci il morto a prendere a sassate gli autobus. È andata bene, se si bene si può parlare; passeggeri a bordo non c’erano e il vetro sfondato ha toccato terra così, crepato in mille pezzi, spettacolo indegno di una civiltà al collasso. Non si capisce che brivido possa dare questa manifestazione di stupidità e crudeltà; il gesto non sa di bravata, non è innocuo e men che meno innocente. Ora i responsabili sono stati individuati dalle forze dell’ordine grazie all’ausilio delle telecamere, sempre più necessarie e risolutive in tema di sicurezza pubblica. Fin qui la cronaca. La sorpresa di sapere che i responsabili sono ben meno che adolescenti in crisi esistenziale – sempre che il disagio, qualunque esso sia, possa essere un’attenuante – ma quattordicenni, è grande. Per quanti si riconoscono nella generazione “carosello e poi a nanna” può sembrare un’assurdità; ma ormai la categoria dell’assurdo ha preso del tutto il sopravvento sui principi di base della realtà, quella che ‘semplicemente’ ci dice che non si commette vandalismo e non si mette a repentaglio la vita degli altri per un gesto di noia e di rabbia; un gesto che, da qualunque parte lo si voglia guardare, è senza giustificazione alcuna. E non è sempre colpa di una città difficile e complessa, ma di sistemi familiari non funzionanti, senza una rete minima di contenimento. Non c’è sud e non c’è nord, insomma, in questa crisi di bambini che giocano a fare gli adulti nel modo peggiore possibile, identificandosi a questa tenera età con la parte peggiore. Forse è chiedere troppo invocando una severità minima: orari di rientro, rispetto delle persone e delle cose altrui mentre si è fuori casa, uso equilibrato dei social, quando non declinati, questi ultimi, nelle gare a chi la fa più grossa. Tutto questo è successo in piazza Göppingen, la città del gemellaggio sotto il sacro fuoco di Federico II. Dalle stelle ai pezzi di vetro infranti, insomma, che di certo non brillano. La sensazione quando non prevale lo sdegno, è quella di essere testimoni dell’assurdo secondo l’assunto di Camus quando sosteneva che l’assurdo nasce dal confronto tra la domanda dell’uomo e l’irragionevole silenzio del mondo.