Punti di vista
La giornata delle lingue occasione per la pace
Col protagonismo delle giovani generazioni
Necessarie per la crescita personale, importanti per capire il mondo e le sue evoluzioni, patrimonio immateriale da amare e proteggere. Protagonista indiscussa di tutti i tempi, la lingua – o meglio le lingue – hanno una ricorrenza particolare di ‘festa’, il 26 settembre, giornata europea delle lingue. In altre città le manifestazioni si sono snodate persino su più giorni per attirare un pubblico di fasce d’età diverse con i linguaggi del cinema, della musica e dell’arte. La riuscita manifestazione universitaria per incentivare l’apprendimento nel nome di una più pervasiva multiculturalità non ha trovato, tuttavia, riscontri capillari in città, dove ci si aspettava una mobilitazione maggiore sul tema. Nelle scuole, nell’associazionismo. E invece tocchiamo con mano un vuoto che va a sommarsi a uno iato tutto nostro. Sono proprio gli italiani, e di più ancora la fetta giovane del sud, a essere poco avvezzi allo studio delle lingue rispetto a un coetaneo, ad esempio, francese o tedesco. E questo iato rischia di allargarsi sempre più proseguendo nel corso degli studi, fino a diventare impossibile da colmare. Eppure basterebbe poco, specie tra i più piccoli, portati ad assorbire con maggiore naturalezza degli adulti un idioma diverso. Se si avverte la necessità di dare una giornata ad hoc a questo tema in tutta Europa – l’atto di nascita risale al 2001, a dire della longevità della ricorrenza – non si comprende la scarsa luce foggiana che non ha illuminato questa circostanza. Non è una lamentela tra tante, ma entusiasmante scossa; ci piacerebbe infatti pensare che questa rivoluzione avvenga, se non dal territorio, direttamente dai giovani che hanno tutti gli strumenti per declinare al meglio la ricorrenza. Si ha un bel dire di linguaggio social – e che grande canale potrebbe essere, al netto di inutili stordimenti – ma poco ci si cimenta con questa fattispecie; per non dire del vivace bagaglio musicale che già da solo potrebbe supplire a qualche pigrizia di troppo. Ci auguriamo che sia solo una dimenticanza da indigestione pre-elettorale condita con il sale di tante micro e macro complessità di Foggia. E che la prossima possa essere un tripudio di bandiere e di lessici, di giochi e sperimentazioni che partano sin dall’asilo. “Chi non conosce le lingue straniere non sa nulla della propria”. Lo diceva Goethe, autore, non è un caso, del “Viaggio in Italia”. E che dire di Musset, ‘costretto’ da bambino, ma con piacere, a parlare per ore in italiano. Che autorevoli esempi illuminino.