Si dice ragno e si pensa al gigantesco insetto in cui si trasforma Gregor Samsa nelle “Metamorfosi” di Kafka; si dice ragno e si pensa a “Tre millimetri al giorno”, il romanzo dello scrittore statunitense Matheson in cui il protagonista Scott si rimpicciolisce al punto tale da dover lottare contro un ragno divenuto ormai per lui un mostro di enormi proporzioni. Fino a ieri era un film di fantascienza, appunto. O al massimo quella repulsione poi neanche tanto forte; ragnetti presi da ragazzini, neanche fossero trofei, appartengono ancora, nell’immaginario, alla generazione che fu. Oggi le cose sono cambiate. Il ragno violino è diventato il silente killer da cui guardarsi; ha ucciso senza pietà un giovane salentino mentre lavorava in campagna, lì dove è maggiormente attestata la sua presenza, per quanto pare non disdegni di fare passeggiate in città. Di colore marrone-giallastro anziché scuro, con una macchia sul dorso che richiama lo strumento musicale del violino, sta seminando terrore in Puglia. A Foggia il centro antiveleni invita alla calma e non meno all’attenzione, visto che i casi trattati e risolti con terapia cortisonica, antibiotica e antistaminica sono stati oltre un centinaio. Fin qui la cronaca. Il punto è che questo insetto ha accresciuto quelle paure ataviche legate all’ignoto, peggio ancora perché colpisce alle spalle e in maniera silente. Passa inosservato, ma può essere letale. Avevamo provato con il Covid questa sensazione di pericolo perennemente incombente; si sono poi messi i fenomeni estremi, dalle piogge torrenziali alle trombe d’aria nel bel mezzo di una giornata di sole splendente a dirci quanto siamo fragili quaggiù, esposti a intemperie e pericoli di ogni tipo. Come se le frontiere della tecnologia fossero pura teoria rispetto al non controllabile; come se il tempo si fosse fermato a quel mondo rurale dove i contagi da animale a uomo erano così frequenti da ospitare finanche le pagine di letteratura. Quanto sono potenti i miti. Tutto nacque dal dolore di Aracne che osò sfidare Atena nell’arte della tessitura. Si accasciò sotto gli occhi impassibili della dea che aveva appena distrutto lo splendido arazzo tessuto dalla giovane. Punita così, senza appello, con il suo bellissimo corpo intrappolato nella forma di un ragno, a tessere in eterno la sua tela dalla bocca. Non sarà il nostro destino, ma la sottile paura quando non il panico che accompagna con questa vicenda lo scorcio di un’estate calda da record, preferiremmo non averli.

Domenica 25 Agosto 2024, 10:48