Punti di vista
Taranto, non dimentichiamo il Natale dei «soli»
Ci sono persone che non vedono l’ora che passino le 24 ore segnate in rosso nella casella ‘25 dicembre’. Quelli che il pranzo di Natale lo fanno con la TV
TARANTO - Il Natale di Taranto prende la rincorsa a Santa Cecilia ed esaurisce la sua inerzia festosa nella prima domenica dopo la Befana. Le tradizioni comprese nel periodo sono tante, da riempire libri strenna. Tutti i calendari sono vivacizzati da giorni segnati in rosso. Il clima di gioia a gettone è abilmente manipolato dal commercio, punto d’attracco d’ogni regalo. Ovunque c’è una luce, una campanella, una slitta, una renna, una stella, un presepe.
Da ogni strada si diffonde un canto opimo, sazio di sentimenti ingrassati d’indulgenza, di candore, di bontà. Se la benignità che il tempo di Natale dice di portare si trasformasse in erba, il mondo sarebbe un prato infinito. E poi c’è il valore assoluto: la famiglia. A Natale, la famiglia è dogma, comandamento, cassazione. Non si scherza. Al cospetto del Natale, impallidisce anche il monologo di Marlon Brando ne ‘L’ultimo tango a Parigi’ di Bernardo Bertolucci; quello che fa: “… voglio farti un discorso sulla famiglia: quella santa istituzione inventata per educare i selvaggi alla virtù …”; e smetto qua, che è meglio. Perché è Natale.
Perché Natale è la festa per chi una famiglia ce l’ha e vive in armonia con i suoi componenti. Altrimenti tocca il Natale dei ‘soli’. Di quelli che non vedono l’ora che passino le 24 ore segnate in rosso nella casella ‘25 dicembre’. Quelli che il pranzo di Natale lo fanno con la TV. Spenta, perché se sei uno dei ‘soli’ non ce la fai a sentire gli starnazzamenti riguardanti luminarie, doni sotto l’albero e cibi prelibati. Quelli a cui la solitudine è stata imposta, al punto da farsela piacere. Talmente ‘soli’ che nel posto dove vivono non c’è mai nessuno, loro compresi. Uomini e donne anziani e soli, giovani e soli, adulti e soli. Ci sono, e sono tanti. “Sono intorno a me, ma non parlano con me”, per dirla con Frankie hi-nrg mc. C’è stato un periodo della mia vita in cui ho avuto la tessera del club dei ‘soli’.
È capitato anche questo. Quel Natale da unico estremizzò certi miei residui di inadeguatezza. Ma io tengo risorse. Tanti ‘soli’ non ce l’hanno. Quindi disperazioni, depressioni e cattivi sentimenti - sempre in agguato - montano, arrivano e colpiscono. Fanno male, tanto male. Provocano un dolore a cui un ‘solo’ non sa dare sollievo. Allora la mente cerca una soluzione qualsiasi. Ce ne sono certe che fanno paura. Gentili amici, se vi capitasse di avere notizia di una solitudine estrema, intervenite. In fondo, avere un commensale in più a Natale non rappresenta un grande sforzo. Siate generosi di affetto, di vicinanza, di sensibilità. Costa meno di un regalo coi nastri e coi fiocchi, vale molto di più e, certe volte, salva una vita.